FRANCESCO MUSANTE

FRANCESCO MUSANTE
UNA ROSA LA LUNA E LA NOTTE INTERA PER PENSARE A TE

La materia dei libri è costituita dalle sottigliezze della vita.

La materia dei libri è costituita dalle sottigliezze della vita.
I bambini non ricorderanno se la casa era lustra e pulita ma se leggevi loro le favole. Betty Hinman

martedì 27 ottobre 2009

COLLEGATA!!!

Da tre settimane abitiamo nella Valle Incantata, tra colline argentee di olivi e boschi di castagni, godendoci aria buona, notti incredibilmente silenziose e così buie che sembra di poter toccare con mano le stelle. Bellissimo! E, se non bastasse, nell'angolo in fondo, là dove va a morire il sole, si può intravedere un ritaglio di mare, grigio nelle giornate nuvolose, azzurro quando il cielo è sereno.
Nella Valle Incantata la vita sembra rallentare il passo, fermarsi a prendere fiato, moltiplicare i modi e le opportunità per esser felici o per lo meno sereni. Vivere qui, dunque è una splendida ed impagabile fortuna ma ha anche i suoi svantaggi. Infatti, in questa gola scavata dal torrente, la corona di monti e colline che la proteggono impediscono a qualsiasi segnale di arrivare: niente tv, cellulari che vanno ad intermittenza solo in alcuni punti della casa (e male), impossibile il collegamento ad internet. Ahi! E così dopo le prime serate di partite a carte, chiacchierate rilassanti in famiglia ed interessanti letture comincia a pesarmi l'impossibilità di collegarmi. In fondo siamo nel 2009, ci deve pur essere un modo per collegarsi ad internet!
Mi rivolgo ad una signorina vodafon. Mi spiega, premurosa, nei dettagli le varie offerte e possibilità: c'è davvero solo l'imbarazzo della scelta...ma poi quando nomino la Valle Incantata scuote sconsolata la testa: lì non prende! Io insisto: guardi che c'è un punto della casa dove il cellulare mi prende...due tacchette, a volte pure tre... La signorina non è convinta, mi nomina sigle sconosciute che mi dovrebbero apparire sul cellulare... mi vergogno, non so di cosa stia parlando, capisco di non essere all'altezza, me ne vado mortificata e senza chiavetta.
Oggi però ci riprovo. Del resto, Wilma mi ha pure già sgridato pubblicamente per la mia latitanza in mansarda. Tento in un altro negozio. Mi accoglie un ragazzino: è preparato, ottimista, e alla fine mi convince. E così eccomi qui, con la mia chiavetta con Swarovsky incastonati, con il portatile in bilico sull'angolo del letto (unico punto dove c'è collegamento anche se leeento) a mandare segnali di vita dalla Valle Incantata. FINALMENTE!

giovedì 22 ottobre 2009

SCENE DI VITA FAMILIARE...

Oggi tutto il giorno al lavoro, fino a sera: mille grane, frustrazioni, dolori ascoltati, storie tristi e ingiustizie diffuse. Torno a casa stanchissima. Varco la soglia e mi accoglie un vero e proprio terremoto! Pensare che oggi è il giorno dell'"amata Franca" e la casa avrebbe dovuto attendermi linda e profumata. Fred ha comprato il maxi schermo per il salotto (niente paura: era un'offerta che non potevamo, giuro, proprio non potevamo lasciarcela scappare!) e, per fargli posto, ha dovuto spostare mensole, fare buchi vari, trasferire mobili: insomma, un vero e proprio travaglio di parto! Mentre saluto la mia dolce metà in versione Naomo che sfodera eccitato il trapano, ostento un self control degno di Gandhi e sorrido a denti stretti. Ma dico io: serviva davvero quella scatola piatta e ingombrante, blaterona e superficiale in casa nostra? Il tempo di formulare l'ingombrante pensiero e...Bum! Tanf! Slend! Tatantà! e via di questo passo, all'infinito...Dalla mensola soprastante è atterrato tutto quanto vi giaceva da anni, mosso dalla vibrazione dello strumento usato: libri in quantità industriale, vasi acquistati in Puglia, il prezioso regalo della mia amica e collega di qualche Natale fa, ricordi impagabili, distrutti senza pietà! "Adesso lo ammazzo! E che nessuno osi fermarmi!" penso fulminea...Urlo frasi irripetibili. Davanti al Piccolo, che un pò ride, un pò mi consola. Fred non coglie lo scontro, continua a pensare alla SUA tv nuova, prosegue il lavoro calpestando i cocci, i libri, come se nulla fosse successo. Abbozza solo che, quei vasi, a lui, non erano mai piaciuti molto...Sono così arrabbiata che potrei fare una strage. Me ne vado in bagno: così ci ha insegnato Fonzies, in "Happy Days", a noi nati negli anni '70...Il bagno è il pensatoio. Mi rilasso un pò, finchè la belva mi si risveglia dentro, improvvisamente bellicosa e desiderosa di sangue: il rotolo della carta igienica è stato finito e, come al solito, hanno aspettato me per cambiarlo!!! Oltretutto anche qui, in mansarda, mi tocca far di tutto! Eh, si, care coinquiline, mi sto lamentando: Samantha latitante e fuggitiva, Miranda che non riesce a fuoriuscire dagli scatoloni del trasloco...Allora!? Vi svegliate? Venite a rassettare un pò? Qui la vostra mancanza diventa veramente pesante da gestire! Help me!

mercoledì 21 ottobre 2009

La partita di pallone

La consueta partita della domenica mattina. Il Piccolo fa il portiere. Equilibrato e sereno, senza ansie nè eccessivi investimenti. Ha scelto di giocare a calcio con fermezza e determinazione. Consapevole che nè io nè suo padre apprezziamo questo sport. E' bellissimo dentro a quei completi informi, con i guanti fuori misura, i calzettoni che toccano il pantaloncino e la maglia extra large. A volte si china per legarsi le stringhe, ignaro della partita che prosegue, si gratta il naso, si rimette con calma i guanti, si distrae a guardarci, ci saluta fuori luogo. Altre volte è attentissimo, si getta verso la palla, si lancia con eleganza e competenza, fa parate difficili e improbabili. Più volte è successo che, a fine partita, l'arbitro o l'allenatore della squadra avversaria si siano complimentati con lui, con una pacca sulla spalla e un: "bravo portierino"...Lui sorride compiaciuto poi mi chiede:"me le compri le patatine?", già lontano dalla partita, immerso nel suo mondo di bambino. Domenica, a metà partita, un'ennesima palla viene dirottata verso la porta, il Piccolo fa un uscita inopportuna. La squadra avversaria segna goal. Un genitore, a voce alta, lo rimprovera con animosità. Gli altri esprimono esclamazioni di dissenso per l'azione sbagliata. Il Piccolo sente. Si rabbuia. Lo conosco: gli viene da piangere. Guardo quelle spallucce un pò chine e sento l'impulso di fare "invasione di campo" e portarmelo via. L'allenatore lo chiama a gran voce. Il Piccolo alza la testa; si guardano. L'adulto mostra al suo fragile atleta il pollice alzato. "Prosegui, va tutto bene. Non è successo niente. Penso ancora, di te, che sei bravo...": questo è il messaggio pronunciato nel gesto. E arriva l'incoraggiamento, la stima, l'accettazione al di là dello sbaglio. Eccolo lì il vero educatore. Colui che ti esorta ad andare avanti, che premia anche gli insuccessi, che sa capire il momento e ti consola, che accetta la frustrazione di un errore che è anche il suo, che ti accoglie e ti apprezza al di là della prestazione. Quel pollice alzato e il sorriso del Piccolo, in risposta, li ho trovati belli come un tramonto sul mare, complici come vecchi amici che giocano a briscola, nel bar del paese.

lunedì 12 ottobre 2009

BRICIOLE...

Tesoro mio, stamani, approfittando forse del fatto che potevamo entrambi riposare un pò, sei entrato in camera e, attento a non far rumore, ti sei sdraiato accanto a me. Come facevi mille anni fa. Pur nel timore di un tuo rifiuto, ho provato a coccolarti un pò e tu, di nuovo fragile e disponibile come nell'altra vita, mi hai lasciato fare. Ti sei arreso al mio abbraccio. Siamo rimasti così per un tempo indefinito. Tra il sonno e la veglia. Sentivo il tuo respiro, il tuo profumo di buono, la tua pelle inconfondibile. "Finalmente!", ho pensato. E la pace mi ha invaso. Ho avvertito, inaspettatamente, l'origine della mia inquietudine: ho nostalgia di quel che eravamo. Conservo nella mia memoria, come un collezionista appassionato, milioni di ricordi di quella vita là. Ciò che più mi spaventa è che tu, nel tuo cammino incessante per tracciare la tua strada, ti possa allontanare troppo e che il viaggio verso l'autonomia che insegui, invochi, promuovi, non preveda il ritorno. Non è per niente facile ammetterlo: ho una gran paura di perderti. Ma forse tu te ne sei già andato, la tua metamorfosi è in pieno svolgimento ed io son rimasta indietro. Nell'abbraccio di questa meravigliosa mattina, nel chiarore che ha invaso la stanza, ho avvertito, finalmente, che la vera ribelle, tra noi due, son io. Che mi ostino a non cambiare, che mi oppongo al movimento naturale della vita, manicheista, nostalgica, timorosa di invecchiare. Sono io che ho bisogno di capire, non tu. Nel tuo gesto ho sentito la tenerezza, la comprensione, il tornare indietro a prendermi; come facevo io con te quando ti attardavi distrendoti con mille preziose futilità. Ed ho gustato quel momento, come se fossero briciole cadute sulla tavola da una fetta di dolce al cioccolato già mangiata...

sabato 10 ottobre 2009

La Corte Costituzionale e il Lodo Alfano

Ci si accorge dell'assurdità e della pericolosità di quello che stiamo vivendo solo se lo analizziamo e lo ripensiamo dall'inizio, formulando i fatti in parole, esemplificazioni, chiarimenti semplici. In una parola: se lo spieghiamo ad un'altro che non sa. E' quanto mi è successo in questi giorni. I miei figli, assorbiti, mio malgrado, da "mamma-tv", mi chiedono, a più riprese:"Cos'è il Lodo Alfano??". Ed io devo rispondere. Mi ci metto d'impegno. Lo giuro. Cerco di dar loro notizie il più possibile oggettive. Non voglio condizionarli, memore dell'imbarazzo provato a suo tempo, quando il Cavaliere era alla prima legislatura e l'attuale Adolescente, allora Piccolino, vedendo le gigantografie del Bel Tomo che tappezzavano la nostra città, gridò:"Mamma, questo qui è quello CATTIVO, vero?". Dunque, dicevo, cerco di spiegare i fatti senza commentare. Ma sono più volte interrotta:"Ma mamma, allora vuol dire che Berlusconi, se non veniva bocciato il lodo, poteva rubare, imbrogliare, fare il delinquente e non veniva punito?", e ancora:"ma come è possibile che discutano tanto su una cosa così normale? Non c'è mica tanto da pensare...". Forse non sono stata tanto brava a spiegare, forse potevo chiamare il Sig.Vespa in aiuto. Ma la faccenda, gira che ti rigira, è quella lì. Semplice e scontata. La questione è nella sintesi semplicistica dell'Adolescente e del Piccolino che, in un simbolismo che non so spiegare, strabaccati sul divano del salotto, con gli occhi vispi ed accesi, mi sono apparsi, inaspettatamente, come gli altri Stati del mondo che guardano all'Italia. E ho provato vergogna.

martedì 6 ottobre 2009

LA VIOLENZA ALLE DONNE

Un gioco che ho fatto spesso in adolescenza consiste nel pensare a parole positive e nel soffermarsi a godere delle immagini rilassanti, benefiche, piacevoli che tali termini producono internamente. Così la parola "FAMIGLIA" evoca ancora, per esempio, il bagno settimanale del sabato sera, gli schiamazzi con mia sorella, il profumo della cena e lo sceneggiato televisivo a puntate che, tutti insieme, guardavamo in salotto. "PACE" è un arcobaleno colorato, abbracci fraterni, aiuti e sorrisi. "AMORE" l'immagine ingenua ma intatta di due innamorati destinati a stare insieme tutta la vita, felici e appagati. Allo stesso modo, parole negative rimandano sensazioni sinistre, di freddo e di sgomento. Termini da rifuggire. Come "MORTE", "MALATTIA", "VIOLENZA". L'associazione ad un'immagine precisa è immediata nella nostra coscienza. Come se accendessimo un' interruttore. Talvolta provocano dolore o, quantomeno, un senso di pesantezza allo stomaco, brividi, fastidio, desiderio di starne lontani. Ho ripensato a questo gioco a proposito del gran parlare, in questo periodo, di "VIOLENZA ALLE DONNE". Anche in questo caso l'immagine che affiora è precisa: c'è una poveretta, una vittima inerme, che è sottoposta alle angherie, alle percosse, ai soprusi psicologici di un maschio prepotente. Lo schieramento verso colei che subisce non è oggetto di ragionamento, viene automatico, è privo di riflessioni accurate. Un interruttore che si accende, appunto. La donna necessita di protezione. L'uomo di punizione esemplare. Ho pensato a questo meccanismo immediato ed ho sentito quanto piene di pregiudizi siano le nostre percezioni mentali degli eventi. Mi dissocio e condanno qualsiasi manifestazione violenta ma l'esperienza mi ha insegnato quanto sia complessa e meritevole di approfondimento ogni azione dell'essere umano. Quasi mai, nella "VIOLENZA ALLE DONNE", c'è una vittima e un carnefice e stop. Quasi mai, punendo l'uomo violento, si risolve il problema. Perchè queste donne ricercano, paradossalmente, la violenza che rifuggono. In un meccanismo perverso. Spesso il violento è un uomo fragile, insicuro, con scarsa stima di sè, ed è stato, quasi sempre, un bambino non amato, abbandonato e vissuto in un clima di aggressività e relazioni patologiche. La donna-vittima, spesso, ha vissuto un'infanzia analoga ed ha interiorizzato questo modello di amore "malato" che, quanto più è forte, più fa male. Tali situazioni si ritrovano più facilmente associate a perdita del lavoro, basso reddito, sfratto e mancanza di rete parentale o sociale. La normativa prevede di allontanare dal domicilio il marito, amante, partner violento ma, spesso, le compagne li riaccolgono loro stesse in casa, nel tentativo mai abbandonato di cambiarli. Sovente raccolgono le lacrime di pentimento, le suppliche di perdono, sentendosi amate alla follia, credendosi colpevoli di aver provocato la violenza, per il troppo amore che suscitano nel loro uomo. Spesso la relazione disfunzionale provoca morte. E i bambini? Qual'è il destino dei bambini che vivono tali relazioni familiari patologiche? Sono destinati a protrarre il modello di violenza interiorizzato. Inevitabilmente. Saranno loro stessi violenti o sceglieranno partner violenti. In alcune situazioni troveranno un tragico rifugio nella depressione o in altre patologie mentali. Sicuramente il clima violento lascia tracce indelebili. Di trascuratezza, mancata protezione, paura e dolore. Credo che l'immagine che ci evoca la "VIOLENZA ALLE DONNE", così semplice e netta, con un colpevole e una vittima e niente più, sia solo un meccanismo di difesa che attiviamo perchè l'altra lettura, quella che propongo, sia troppo impegnativa per tutti; obbliga ognuno di noi ad avvertire l'urgenza di pretendere una maggiore equità sociale, un'investimento massiccio sulla famiglia, sulla scuola, sui servizi sociali. L'antitesi, in una parola, del programma del nostro governo.

sabato 3 ottobre 2009

GRAZIE!

Sto attraversando un momento difficile. Magari anche ricco di soddisfazione, di progetti che giungono a compimento, di arrivi a lungo attesi. Ma soprattutto di grandissima fatica. Dopo mesi che ne parlo, dopo ore passate nell'ufficio del geometra, giorni ad attendere risposte dell'ufficio urbanistica, dopo varie "strane" esperienze con muratori troppo intraprendenti, idraulici menefreghisti, elettricisti non raggiungibili, FINALMENTE siamo pronti a traslocare . Appuntamento con la ditta di addetti ai traslochi per giovedì 1 ottobre.
Così mercoledì, eh sì proprio il giorno del mio quarantesimo compleanno!, devo assolutamente finire di imballare le ultime cose. Ecco, quelle che sembravano poche cosette risultano essere una marea di oggetti difficilmente catalogabili. Dove la metto la saliera? E il pacco aperto del riso? Come la sistemo la scultura di creta di mio figlio? E le bollette appena arrivate e ancora da pagare? Finirò per perderle... Insomma trascorro così il mio peggior compleanno, fino a notte fonda. Sono sfinita, crollo a letto ma per poco perchè alle sei suona, pronta, la sveglia, per le ultime "cosuccie". Alle otto tutto è pronto. Bene! Stasera potremo dormire nella nuova casa. I traslocatori però tardano...come mai? Pronto? Sì... certo... ricordo... ma.. veramente, eravamo d'accordo per domani... ARGHHHHH!!!! Insomma tutto da rifare...e porta pure male di venerdì...
Facile immaginare la stanchezza, lo sfinimento di questi giorni. Certo anche l'emozione, fortissima, nel vedere montata la mia cucina, proprio così come la volevo. Più bella forse, di quanto immaginavo. Oggi sono felice dunque ma distrutta. Mi aggiro, smarrita in mezzo alle scatole. Credevo di ricordare tutto lucidamente, di avere ben presente ogni oggetto nel relativo scatolone. Invece, vuoto di memoria. Non riesco a trovare niente. Sono sgomenta. Spaventata di fronte alla mole enorme, indescrivibile di lavoro che mi aspetta. Vorrei persino mettermi a piangere lì, sul letto ingombro di grucce, pile di maglioni, scatole di scarpe. Sì vorrei piangere forte a calde lacrime, come da bambina quando non vedevo via d'uscita ai miei problemi. Ma...ecco che sento un clacson. Mi affaccio alla finestra. Sono loro! Le mie amiche! Samantha, Wilma e pure il piccolino con in mano una torta, una busta con bicchieri e piatti di plastica (lo sapevano, mi sa, che non li avrei trovati tra le mie cose) e il regalo per me. Il primo regalo in questi giorni di trambusto. L'unica torta. E così festeggiamo, tra scatoloni polverosi e mobili ingombri. E il magone scompare. E tutto mi appare più facile. Non più IMPOSSIBILE. Grazie amiche!
E grazie a tutti voi degli auguri. Li leggo ora e sono commossa. Il regalo? Una splendida serigrafia di Francesco Musante, con cornice blu. Non potevo desiderare regalo più bello!

12 novembre 2011: VIVA L'ITALIA LIBERATA!!!

12 novembre 2011: VIVA L'ITALIA LIBERATA!!!
L'Italia è sull'orlo del precipizio, ci aspettano mesi di tagli e manovre "lacrime e sangue", l'opposizione è inesistente e Mario Monti non è il nostro eroe ma almeno...BERLUSCONI SI E' DIMESSO!!!

SE NON ORA QUANDO?

SE NON ORA QUANDO?
FIRENZE, 13 FEBBRAIO 2011.