Stamani mi sono alzata, come al solito alle 6.45, stanca come se fosse venerdì, o notte fonda. Ho chiamato l'Adolescente, ricambiato il bacio del Piccolino che, ogni mattina, prende il mio posto nel lettone, accanto al padre, per pochi minuti, giusto il tempo di fare il pieno di coccole. Mi sono preparata, disapprovando la cellulite e la pancetta. Mi son guardata allo specchio, poco gratificata dall'immagine. Ho apparecchiato per la colazione: mi sono preparata poco latte, un pò di caffè, i biscotti leggeri. Ho preso le chiavi, il cellulare, i soldi, ho spronato, almeno mille volte, l'Adolescente, il Piccolo, Fred. Sono uscita, ho salutato il cane, ammirato i fiori, sono rientrata per mettermi il profumo e il foulard trendy, ho richiamato l'Adolescente. L'ho accompagnato a scuola e ho ringraziato il cielo perchè stamani era la mattinata delle chiacchiere, del "...ma' lo sai?, ti volevo dire...". Sono arrivata al lavoro, ho timbrato un pò in ritardo, ho guardato la posta,mi son sentita stanca come fosse venerdì, o notte fonda. Sono scappata alla riunione con il dirigente, ho fatto diversi interventi dirompenti, sentendomi, come al solito, molto sessantottina e molto più giovane di quello che sono. Mi sono ingozzata di caramelle per consolarmi dell'arrabbiatura che mi prendo sempre in riunione. Sono tornata in ufficio, dove mi attendeva una bambina che ha una grande confusione nella testa perchè ama la madre affidataria ma pure quella disgraziata che l'ha messa al mondo ed ha deciso che tutta la rabbia che prova la vuol portare a me perchè, dice, è tantissima e io, forse, so dove metterla. Mi sono sentita stanca, come fosse venerdì, o notte fonda. Il colloquio è stato intenso e molto empatico, ci siamo scambiate emozioni, sorrisi e un pò di speranza. Ho salutato la bambina, mi attendeva una giovane coppia che vuol adottare: belli, innamorati, pieni di sogni. Il cellulare e il telefono dell'ufficio hanno suonato a più riprese: il direttore di una Casa Famiglia, la responsabile del Servizio di Assistenza Domiciliare, una giovane mamma che mi vuol parlare con urgenza...Ho cercato le caramelle, ma le avevo lasciate sul tavolo della stanza riunioni. Una collega mi ha aggiornato sugli ultimi casi in carico, le ho dato indicazioni. Ho guardato l'ora, ho pensato che avrei timbrato un pò più tardi, come al solito. Sono arrivata a casa. Mia madre mi aveva preparato il pranzo; ho assaggiato anche un pò di torta di mele, mi sono sentita di nuovo bambina, come ogni volta che mi è concesso di farmi viziare. Ho mangiato in fretta, mi sono ricordata di disdire la seduta di fisioterapia, sono corsa al Gruppo di sostegno per genitori affidatari. Ho ascoltato mille e più storie, ho salutato piccoli uomini che, ogni volta, mi mostrano quaderni con i voti, denti che scappano, piccole prodezze di cui son capaci. All'uscita, ad attendermi, c'erano tanti messaggi sul cellulare e Fred, con il Piccolo e il suo polso gonfio. Siamo andati al Pronto Soccorso: alla dottoressa ha raccontato che andava in bicicletta ed è caduto. Mi sono sentita stanca, come fosse venerdì, o notte fonda. Lo hanno ingessato, mentre mi teneva la mano e diceva:"...voglio te, non il babbo ok?". Siamo usciti, gli ho comprato un gelato. Siamo andati a prendere l'Adolescente, siamo tornati a casa. Ho tagliato l'arrosto di ieri, con gli spinaci surgelati, ho preso anche un pezzetto di torta di mele. Ho riordinato, da sola, mentre Fred si appisolava sul divano e i due si erano dileguati, come al solito. Alla fine mi son buttata sul letto, pensando che a fine mese ho l'esame di storia e dovrei studiare. Mi ha raggiunto Fred, si è sdraiato accanto a me, mi ha accarezzato come fosse venerdì, o notte fonda...