FRANCESCO MUSANTE

FRANCESCO MUSANTE
UNA ROSA LA LUNA E LA NOTTE INTERA PER PENSARE A TE

La materia dei libri è costituita dalle sottigliezze della vita.

La materia dei libri è costituita dalle sottigliezze della vita.
I bambini non ricorderanno se la casa era lustra e pulita ma se leggevi loro le favole. Betty Hinman

mercoledì 21 marzo 2012

Trent'anni senza di te

E' difficile dire che persona sarei oggi se tu non te ne fossi andato così presto.

Non so se sarei più forte, più autonoma
o inaspettatamente più fragile perché meno corazzata.

Magari sarei cresciuta più spigliata e meno introversa
più solida, serena e priva di complessi.
Sicuramente meno complicata e non così irrequieta.

Forse avrei avuto più certezze,
dato alla luce più figli,
conseguito meno lauree,
coltivato poche ambizioni,
smesso di mangiarmi le unghie.

Se non ti avessi perduto troppo presto
non avrei convissuto, credo, con questo ansioso bisogno
 di approvazione, di rassicurazioni continue,  
con questa paura vigliacca di essere abbandonata, biasimata, ferita. 


Avrei preteso più rispetto invece di elemosinare amore.

Senza dubbio non avrei sotterrato milioni di lacrime non piante
né costruito mura invalicabili dietro cui nascondermi
e non sarei cresciuta con questa frana rovinosa in fondo all'anima.

Avrei imparato a dire di no quando serve,
a non nascondere il dolore dietro l'orgoglio,
ad avere maggiore cura di me stessa
e magari avrei continuato a credere in dio.

Son certa che mi sarei fatta meno male,
avrei perdonato di meno non dovendo temere di rimanere sola,
avrei fatto meno sciocchezze,
 e quella volta non mi sarei lasciata baciare
da uno sconosciuto in un parcheggio buio.

Non so se avrei accettato docile i tuoi consigli 
o scelto cocciutamente di fare di testa mia, 
 se mi sarei innamorata molte volte 
o una sola,  
se avrei imparato da te ad apprezzare il buon vino.

E poi se tu fossi restato avrei potuto anche litigare con te, 
come era giusto,
smettere di essere la tua brava bambina,
concedermi di darti qualche delusione,
di mandarti al diavolo.

Magari, provocandoti, mi sarei meritata due schiaffi.
Chissà se tu, per la prima volta, me li avresti dati.

E quando a quindici anni ho fatto guerra alla mamma
mi saresti stato sempre alleato o inaspettatamente nemico?
Mi avresti incoraggiato a studiare quando piangendo gridavo che volevo smettere?
E la mia prima auto, l'avresti scelta tu con me?
Mio marito ti sarebbe piaciuto, son certa,
 ma gli avresti insegnato a legare le viti,
a concimare gli ulivi,
a distillare la grappa di nascosto dietro la capanna? 
E mio figlio quante volte avrei dovuto rimproverarti perché lo stavi viziando?


Sarebbe stato bello scoprirlo davvero.
Proprio bello.

lunedì 19 marzo 2012

PICCOLI, INASPETTATI REGALI DELLA VITA

Appena ho letto il messaggio codardamente ho subito pensato a quale buona scusa trovare per non andare, per declinare l'invito. Per paura, forse, di trovarsi difronte senza riconoscersi, di scoprirsi estranei, muti ed imbarazzati, senza niente in comune, niente da dirsi. Ma il desiderio e la curiosità di andare aldilà del monitor del pc e incontrare finalmente (sì finalmente!) Paolo, vicino di blog con Il fiume, era troppa. Più forte della paura, dell'ansia e dell'imbarazzo. Non potevamo, del resto, lasciarci sfuggire questa occasione: quando sarebbe ricapitata? Un paio di messaggi, una breve telefonata, con me che arrossisco e balbetto aldiqua del cellulare (Samantha lo sai che è compito tuo organizzare queste cose!) ed eccoci all'appuntamento.
"Mezz'ora, dai, lo salutiamo e andiamo" "Beh, sì anche loro avranno altri impegni..." Ed invece la compagnia è talmente piacevole, rilassante e divertente che il tempo scorre via velocissimo. Svanito l'imbarazzo iniziale, quante cose abbiamo da dirci! Parliamo e scherziamo, senza imbarazzo alcuno, e così invece di mezz'ora ci fermiamo per più di due ore. E che peccato doversi alla fine salutare!
Paolo è proprio come ce lo immaginavamo: solare, simpatico, affabile. Una persona perbene ed autentica. Ed è pure un gran bel pezzo di figliolo!
Paolo, che fortuna averti conosciuto!

sabato 10 marzo 2012

MATERNITY BLUES

Sono stata invitata alla "prima" di Maternity Blues. Un 'esperienza che, inevitabilmente, segna, arricchisce, sgomenta. Tratta della depressione post-partum che, da fisiologica, diventa patologica e sfocia in psicosi. La vicenda si snoda all'interno di una struttura psichiatrica: sono le storia di quattro madri che hanno ucciso i loro figli. Il gesto più contro natura che si possa immaginare, quello da cui, ognuno di noi, prende lunghe distanze, giudicandolo immorale e condannandolo. Ciò nonostante, inaspettatamente, l'aspetto più profondo del film è proprio la pietas che si prova, non senza dolore, per queste donne. Prima ancora del dispiacere per i bambini uccisi, a cui è negata l'alternativa, c'è la comprensione verso la sofferenza delle assassine, che sono state anch'esse bambine uccise, non nel fisico ma nell'affettività, nelle  possibilità. Sono storie di madri sole, a cui è mancato un attaccamento sicuro alla loro primaria figura d'attaccamento. Sono vicende umane di amori delusi, di coppie disfunzionali, di silenzi e vita che incombe, ignara delle aspettative, dei sogni e dell'immaginario. Una delle scene più strazianti è quella di una delle donne, con un neonato in braccio, che fa la lavatrice, mentre due figli piccoli, in salotto, litigano ed urlano. Lo strazio è il telefono che squilla, prepotente, e la donna che risponde, stremata, all'uomo che, dall'altra parte del filo, si capisce che l'ha lasciata sola, incompresa e sopraffatta. Il film punta il dito sulla società intera, su una rete sociale da cui, troppo spesso, uomini e donne, bambini e vecchi, scivolano via, nell'indifferenza generale. Rispetto poi all'essere madre, molto banalmente, sembra davvero che la globalizzazione riproduca un'unica idea della maternità, e che questa sia solo serena, seducente, appagante. In questo scenario di modernità vincente,  è malato, mancante, colpevole, colui che non rispetta il modello, che esce dagli schemi e prova impulsi inconsueti. Ma la storia di ogni persona ha poco a vedere con ciò che deve essere. E' fatta di lutti, di abbracci mancati, di silenzi e rancori. Di sentimenti da non raccontare. E' fatta di notti a prepararsi discorsi da dire a chi ci sta a cuore, destinati a restare monologhi interni, che son come punte di vetro su un corpo scoperto. E' piena di sensi di colpa: padroni crudeli che guidan le scelte, personaggi scomodi che, soprattutto le donne, conoscono bene. E' intrisa, infine, del nostro bisogno di essere amati, compresi, accolti, nella nostra stupefacente individualità. Dalla notte dei tempi.

martedì 6 marzo 2012

Come son curiosa di vederti crescere...

Preferirei dipingerti che parlar di te. Colori, pennellate, schizzi, immagini di cielo, riuscirebbero meglio a descrivere l' immagine interna che ho di te che, magari, non ti rappresenta affatto. Sei un'opera d'arte in costruzione e, come tale, assumi mille forme, richiami idee, rispolveri ricordi. Appari ora uccello, poi ratto, prima pianta radicata e, di colpo, fiore di campo. Mi metti paura, nel tuo divenire; non solo per quello che di te mi nascondi, con intenzione, ma anche per quella parte di cui neppure tu sei consapevole e che è solo un abbozzo. Schivo, di poche parole, idealista e profondo, introverso, sgarbato, per nulla diplomatico. A volte ti guardo e mi chiedo quale intreccio di geni, relazioni, affetti ed esperienze racchiudi. Sei tale e quale a mio padre, tuo nonno: l'ironia, l'intuizione, l'intransigenza, lo sprezzo per le chiacchiere, sono sua eredità. Ma sei simile anche a tuo padre: hai la stessa sua passione per ciò che è nuovo, per il progresso e la novità. Aneli, come lui, il viaggio, la scoperta: le radici sono zavorra, il consueto ti annoia. Peccato che hai perso "il vizio" di dirmi che mi vuoi bene e ti è più facile, ora, ferirmi, farmi capire che non hai bisogno di me. Hai una voce da uomo, un passo deciso, sei ingombrante e faticoso, disordinato e indolente, ora canti a squarciagola, ora ti chiudi a chiave in camera tua, senza appello; non ti dirò che mi manca il bambino che eri, coccolone e attento, perchè, ormai l'ho imparato, non si dice, ti fa male. In certi momenti mi assale l'angoscia di non essere all'altezza del compito: davanti alle tue richieste sono come un funanbolo, alla ricerca di equilibrio tra l'ascolto, la possibilità,  il porre freni e dare regole. Davvero son così responsabile di ciò che sei, di quello che diventerai? Sicuramente ti ho precluso opportunità, ti ho sbarrato strade, ho costruito sentieri; involontariamente ti ho plasmato, indicandoti priorità, coinvolgendoti in alcune e non altre esperienze, insegnandoti ciò che per me è bene, ciò che è male. Sono una madre, tutto qua. Nè mentore, nè guida, ma madre che è stata figlia. Mi capita di pensare che, forse, nella relazione tra noi, sono in debito con te: ho più preso che dato. Son cambiata: mi hai arricchito, cresciuto, fatto sentire importante e conoscere i miei limiti. Ho conosciuto il senso di responsabilità che toglie il respiro, il sonno, che fa venir le rughe. Ho scoperto quanto sia ancestrale, animalesco, l'istinto di protezione, che potrebbe portarmi ad uccidere. Ho imparato che c'è amore nella separazione, nel lasciare andare. E non mi stupisco più del nostro intenderci, immediato, con un solo sguardo. Sarei ipocrita se non ammettessi che attendo la fine della tua attuale guerra, che mi vede nella fila dei nemici; ma non ti desidero spogliato dell'armatura, bensì in lotta, a conquistar te stesso, con dubbi e pensieri a milioni e pure qualche prezioso istante di gioia pura, di brio e risate. Come son curiosa di vederti crescere... 

12 novembre 2011: VIVA L'ITALIA LIBERATA!!!

12 novembre 2011: VIVA L'ITALIA LIBERATA!!!
L'Italia è sull'orlo del precipizio, ci aspettano mesi di tagli e manovre "lacrime e sangue", l'opposizione è inesistente e Mario Monti non è il nostro eroe ma almeno...BERLUSCONI SI E' DIMESSO!!!

SE NON ORA QUANDO?

SE NON ORA QUANDO?
FIRENZE, 13 FEBBRAIO 2011.