FRANCESCO MUSANTE

FRANCESCO MUSANTE
UNA ROSA LA LUNA E LA NOTTE INTERA PER PENSARE A TE

La materia dei libri è costituita dalle sottigliezze della vita.

La materia dei libri è costituita dalle sottigliezze della vita.
I bambini non ricorderanno se la casa era lustra e pulita ma se leggevi loro le favole. Betty Hinman

mercoledì 6 novembre 2013

FIGLIO

Ti ho visto, sai, l'altra mattina? Stavi andando a scuola in scooter, ed io al lavoro. Ci siamo incrociati, per un attimo, neanche il tempo di salutarti. La tua ragazza abbarbicata a te e tu con una sigaretta tra le dita. Mi sono rimpicciolita dentro l'auto, coperta dal traffico. Lo so che fumi, l'ho sentito prima sui tuoi vestiti, poi su di te, nei rari momenti in cui ci avviciniamo. Lo so da tempo che hai preso questo brutto vizio, ma vederlo è stato comunque strano. Mi ha messo di fronte a quella parte di te che sta andando nel mondo e che a me, per legge naturale, è preclusa. Ho pensato che non te ne avrei parlato perchè, ormai, è una decisione tua; sai perfettamente qual'è la mia idea in proposito, sai quanta rabbia ho provato quando l'oncologo mi ha detto che il tumore di mio padre era stato provocato dal fumo, nonostante avesse ormai smesso da più di dieci anni. Ho pensato che fosse inutile dirtelo e che, magari,  farlo avrebbe riaperto una delle mille, interminabili litigate che mi hanno fatto scoprire che non è affatto vero che il cuore non fa male fisicamente: quando ti urlo e tu mi dici cose vere e mi accusi e mi richiami alla coerenza, io spesso mi sento disarmata; in quei momenti, riconoscere che spesso, non sempre, hai ragione, e provare stima per te, proprio mentre ti stai allontanando da me, mi procura un dolore acuto nel petto, in prossimità del cuore. Ma tornando all'altra mattina, ti confesso che mi sono sentita come se ti avessi spiato dal buco della serratura; so che a te non avrebbe fatto piacere che io ti vedessi con la sigaretta tra le mani. Il nostro legame, negli anni, si è attorcigliato in piccoli pudori, imbarazzi, paura di farsi male, difficoltà a comprendersi, che connota il rapporto di chi, pur amandosi, deve separarsi. Nelle litigate tu urli e io piango; io mi sfogo arrivando a colpirti anche fisicamente, come mai ho fatto prima da quando sei nato, e tu ti trattieni, mostrando una rabbia, una forza, che se ti lasciassi andare potresti distruggermi. "Ma perchè sei capitato proprio a me?" penso in maniera stupidamente irrazionale nei momenti in cui l'angoscia diventa insostenibile, come se io non avessi alcun ruolo, come se il caso ti avesse creato e non fossimo così assurdamente uguali e così dolorosamente legati. Sei ribelle, rompi gli schemi, provochi, ed io passo le giornate a pensarti. Ti confesso che, prima di te, non avrei immaginato che si potesse amare così. Nelle notti in cui ti aspetto rivivo le sensazioni di impotenza e speranza che mi accompagnavano nei tuoi primi anni di vita quando, nel buio più totale, mi piantavi addosso i tuoi occhi enormi e, non volendone sapere di dormire, sembravi mettermi alla prova, anche allora, come oggi. "...e ora cosa fai? cosa inventi?" sembravi dirmi, facendomi conoscere il vero senso della parola "responsabilità". Non so spiegare come tutto il negativo si annulli quando, dopo averti tanto aspettato, avverto da lontano, nel silenzio, il rumore del tuo scooter e tu entri in casa come se niente fosse, portando negli occhi, nei vestiti, le esperienze della tua età, le risate fatte in gruppo, l'esigenza irrefrenabile di vivere la notte.
Sei nato, forse, quando ero troppo giovane per crescerti; in un tempo in cui nè io nè tuo padre avevamo stabilità, certezze, come tanti della tua generazione. Ben diverso fu per me, nata negli anni settanta, con un padre che aveva il posto fisso, l'utilitaria, una casa di proprietà costruita insieme alla nonna, l'aiuto dei genitori e un bel mucchio di possibilità da sfruttare. Siamo il risultato di mille e più fattori, figlio mio, compreso il patrimonio genetico, non volermene. Sei quello che sei per tutto l'universo di relazioni che vivi, sperimenti, ti sono state imposte. Non saresti così se ti avessi scelto un altro padre, se mi fossero piaciute le soap opera, se tua nonna non ti viziasse tanto, se non avessi avuto come zie le mie sorelle e lo zio Dani come riflessione costante sull'essere disabili, se quell'insegnante avesse capito che tu eri disgrafico, se tuo nonno non ci avesse fatto vivere la sofferenza della sua perdita, se fossimo stati tutti un pò meno coerenti... A volte mi spiace, tra le altre cose, che sei nato in Italia.

domenica 3 novembre 2013

Mi nutro di sole e stropicciamenti allo stomaco.Parte seconda

Talvolta mi sento come un'adolescente.. nel  corpo di  una quarantenne.

Mi piace ascoltare ciò che piace ai giovani.. conoscere il loro "gergo", il significato di certi modi di dire o fare tipici del mondo dei ragazzi. 
Mi piace seguire un po quello che detta la moda..
Adoro ballare, stare nel casino, andare in discoteca.
Vedere, conoscere facce nuove.

Ogni tanto mi dimentico che non sono più una ragazzina.
Organizzo serate tra amici, un paio di giorni via..il tutto come fossi una giovane, ma soprattutto una  single.

Poi però penso al fatto che il mio atteggiamento  si discosta da quello tipico degli adolescenti (grazie a dio!) con la testa fra le nuvole, trascinati dal vortice delle emozioni, facili ai colpi di testa. In verità gestisco tutte queste situazioni ed emozioni in maniera serena, razionale, a tratti distaccata..

Allora rifletto sul fatto che forse sono più vicina (sentimentalmente parlando) ad un uomo, nel corpo di una donna..


Oppure pensandoci bene sono affetta dalla sindrome di Peter Pan ..l'eterno ragazzino che non vuole crescere.
No, non sono neppure quello!


Con Wilma e Miranda spesso si usava il termine: Samantha , come un treno in corsa..!! Oggi preciserei, come un treno ad alta velocità!
Treno in corsa, Peter Pan.. non lo so, so solo che sono questa.
                                                           Samantha è questa.
Se mi fermo a pensare, come accade in questi giorni e mi guardo da "fuori", un po mi faccio paura.
Non per quello che sono, ma per le possibili conseguenze..
Ma preferisco non pensarci, non potrei essere diversa da quella che sono.
                                                                        Samantha

venerdì 18 ottobre 2013

Lei, Lui e il cancello nero.

La storia è questa..
Lei una sera d'estate in un locale vede.. Lui. 
Lo guarda, gli sorride, ballano insieme.
Lui la stringe. Lei...no qui no, andiamo fuori.
Dopo un'ora sono in macchina nel parcheggio, ma qui no.. non si può.

Lui stravolto e travolto. Ma dove dove sei stata finora..chi sei?! Ti voglio rivedere.. ma non posso darti il mio numero..
Lei risponde che non è un problema, che va bene così.
Lui insiste.. allora dammi il tuo.
Lei accetta, si salutano.
Passano due giorni e Lui le messaggia. Posso chiamarti? ..Sei sola? Chiacchierano.. Lui vuol sapere cosa stia facendo,Lei è al mare.
Lui insiste, vuol rivederla e le propone di andare a casa sua.
Lei pensa che per essere uno che non voleva dare il numero si è  lanciato parecchio.
Le spiega la zona, cancello automatico nero, la prima palazzina, corridoio, primo piano. "Ti faccio uno squillo quando non ci sono i vicini sul terrazzo".
A quell'incontro ne seguono altri.
Lui la fa sentire terribilmente sexi, le piace sentire come lui la desideri.

E' sempre Lui a chiamarla..estremamente piacevole.

 Voglio che indossi del pizzo nero, amo la biancheria intima. Quando torni voglio che tu rimetta quell'abitino..
La doccia, il piano della cucina, le sedie.. ormai Lei conosce bene quella casa. 

Lei un giorno uscendo di casa sbircia i campanelli giù al piano terra. Appena sale in macchina li appunta su un foglio. Fa una veloce ricerca, incrocia i cognomi e..voilà. 
 La moglie, Lui. Era troppo curiosa, doveva vederla!

Ci sentiamo venerdì. Poi silenzio. Per un mese Lui sparisce.
Lei pensa che quel silenzio sia strano. Che la moglie abbia scoperto qualcosa?!
Così per la prima volta è Lei a mandargli un messaggio.. Tutto ok?!
Passano pochi  minuti e Lui risponde: "Sei te... Laura?!"
Così Lui le spiega che per errore ha cancellato il suo numero e sperava che Lei prima o poi si decidesse a chiamarlo.
Non sapevo come rintracciarti..le dice,non abbiamo amici in comune, non so niente di te.
E si rivedono. Cancello automatico nero, corridoio, primo piano. 
Lui travolgente, le messaggia appena lei risale in macchina. Ti voglio..ti aspetto.
Poi.. poi accade che una mattina riceve un messaggio da Lui, ma non è il solito messaggio. Così Lei gli chiede cosa stia accadendo..
Lui risponde che non sta bene che è dilaniato dai sensi di colpa, che quando aveva smarrito il suo numero e non poteva chiamarla, era più tranquillo.
 Lei risponde: capisco, non voglio essere motivo di disagio per nessuno, sai che non ti chiamerò mai e rispetterò la tua decisione. 
Ciao..
Mi spiace.. ciao.
Lei cancella immediatamente il numero.
E si domanda:  praticamente l'ho "adescato" io e fin qui ci siamo. 
Ma poi?! Mi ha sempre cercata, desiderata, bramata senza che io facessi altro.. mi ha fatto entrare in casa sua  senza che io  lo chiedessi.. e poi?! I sensi di colpa?!!.. Mah..!

Alla fine dopo breve consulto con la Dott.ssa Kyra, Lei ha dedotto che:
 Ci sono uomini molto adatti a Samantha e altri che lo sono.. molto meno!!                          
                                                                Vostra Sam.

martedì 21 maggio 2013

L'INSALATA...E ALTRO.

Sono sempre molto di fretta, come Bianconiglio. E' una consapevolezza che non mi soddisfa affatto, ma è questa la mia vita. Entro in un supermercato per fare la spesa; ho i minuti contati perchè è sabato e devo andare a prendere l'Ex-Piccolo a scuola: è il nostro intimo rito settimanale: a lui piace trovarmi lì, ad aspettarlo, ed io, quando lo vedo, ho sempre un battito al cuore, ma solo perchè lui è il più bello di tutti.
Mi dirigo al banco della frutta e della verdura, quello che, di solito, mi impegna di più: metto i guanti, scelgo, peso, etichetto. Ci sono le zucchine fresche, le melanzane da grigliare, l'insalata: a me piace la lattuga chiara, croccante, ma a Fred no, lui preferisce quella Romana, che spesso non si trova: ho il sospetto che mi voglia solo complicare la vita; ma oggi non avrebbe soddisfazione perchè ce n'è tantissima, in offerta! La prendo veloce e continuo il giro: l'ananas e il melone, per drenare, le fragole per i ragazzi... Fatto, a posto! C'è un tipo che sta facendo anche lui la spesa: è lento, rilassato, vestito casual, interessante. Per un attimo immagino la sua vita: mi sembra più sereno di me, meno impegnato, più libero di godersi i tempi: osserva, sceglie, tocca, annusa...Guardo nel carrello, veloce, per controllare se ho preso tutto: manca l'insalata Romana! Ma non l'avevo già presa? Vabbè, la riprendo, son stanca, mi sono solo immaginata di prenderla. Procedo: i biscotti integrali per me, quelli senza zucchero per Fred, al cioccolato per i ragazzi, alla crusca per mia mamma. Compro la carne? Il pesce com'è? Oddio, è tardi. Continuo la mia spesa. Devo comprare anche i detersivi. Da lontano rivedo il "Tipo": mi viene incontro, sorride. Ha in mano la busta con l'insalata. Mi chiede:"E' sua? L'ho notata, prima, mentre sceglieva la verdura. Deve averla messa per errore nel mio carrello...". Per un attimo restiamo zitti entrambi, incerti sul da fare. Ha una camicia di jeans aperta, una maglia chiara, stretta, il capello un pò lungo, gli occhiali; è alto, troppo magro, ma le spalle sembrano forti. I nostri due mondi si incontrano. Siamo attratti, incuriositi, spinti l'uno verso l'altro. Sono momenti in cui si parla tantissimo, stando in silenzio. Mi vien voglia di entrare un pò nella sua vita, forse per uscire dalla mia. Mi vien voglia di sapere cosa pensa del consumo del suolo, se ha mai ascoltato Settis, se guarda la tv o ascolta musica, se ha un profilo Faceebok o tiene un blog, se quando fa l'amore tiene la luce accesa. Mi vien voglia di chiedergli come ha fatto a notarmi, in mezzo a quella marea di gente e se ha idea del perchè anch'io mi sia accorta di lui.Sono momenti un pò così, speciali, dove tutto può succedere. O niente. A volte ci capita, a noi isole mortali, di toccarci, per sbaglio, e di creare le occasioni per far nascere opportunità a milioni, oppure di abortirle e di pensare, con fatica, alle troppe convenzioni da abbattere solo per catturare un' emozione, un desiderio, una curiosità stimolante. Ho voglia di fare la spiritosa, di chiedergli se ha mai letto Freud e se si è fatto una cattiva idea sul mio inconscio, che ha pensato bene di piazzargli l'insalata, quella che piace a Fred, mio marito, dentro al suo carrello. Mi piacerebbe discutere con lui del cambiamento, di chiedergli se è mai stato a Lucca, a passeggiare in bici sulle mura, se coltiva rose o se preferisce il calcio, se si è sentito, almeno una volta nella vita, confuso e imbarazzato, come mi sento io, in quel momento. Vorrei chiedergli se è padre e se anche lui, davanti alla scuola, si sente fiero e orgoglioso di suo figlio; se è mai stato stanco come lo sono io da un pò di tempo, se quando bacia chiude ancora gli occhi, se abbraccia stretto, con passione, o solo per affetto. Invece distolgo lo sguardo, brusca, prendo l'insalata e mi allontano in fretta. Ripenso a quante volte il nostro corpo, i nostri gesti, nascondono con cura, per difesa, ciò che è nei nostri desideri e come, spesso, ciò che comunichiamo agli altri, a chi ci stia vicino, sia l'esatto contrario di quello che vorremmo dire.

martedì 14 maggio 2013

Mi nutro di sole e di stropicciamenti allo stomaco

Samantha fiume in piena.
Samantha treno in corsa.
Samantha euforica, eccitata.








 


Mi nutro di sole e di stropicciamenti allo stomaco.
Si lo so: non sta bene, non si fa, non si deve, non si può!
Ma lo faccio.
E sto bene.
Oggi. 
A domani.. penserò.

Mi piace quel sorriso rubato, quel modo di fare un pò incosciente.
Mi piace ascoltare i suoi sogni e farne parte.

           Vostra   "Alice nel paes..." em scusate,  Samantha.

domenica 28 aprile 2013

A Samantha...

Un post per te, non te l'aspettavi eh?! 
Invece eccolo qua. Come mi è venuto? E chi lo sa... I miei post nascono da soli, vengono fuori già con le parole. 



















Tantissimi auguri amica!
Non so quanti siano (che Pinocchia!) ma vedo quanti sembrano (venticinque???), ed è questo quel che conta!

Speriamo che tutto resti com'è!
Ti piace come augurio??! SMACK!!!!

mercoledì 3 aprile 2013

Eppure qualcosa non mi torna..

Lui: affascinante, ironico, prestante, maturo.
Gioca, sorride, lancia messaggi.
Sorride di me.
Colgo, sorpresa e compiaciuta.
Gioco, sorrido, rilancio.

L'idea mi stuzzica, mi eccita, mi manda su di giri.
Immagino. Si e poi no.
No. Ma che ho capito?!
Ho frainteso.
Si.
No.                               
Che sciocca. 
Sarà che mi sento sempre molto Samantha..e come tale accetto malvolentieri un no..figuriamoci un forse..!            

Che poi diciamoci la verità..  è noto che  Samantha impazzisce per i giovani trentenni, quindi.. quindi chiaro che mi son sbagliata, ecco!

Torno a giocare, sfidare e rilanciare ma così solo per gioco.
Fine dell'eccitazione.  
                                                             Vostra Samantha

venerdì 11 gennaio 2013

LA MIA VICINA DI CASA...

La mia vicina di casa, sabato scorso, è andata in casa di riposo. Ha messo insieme poche cose, le ha infilate dentro a sacchetti della Coop, è salita in macchina del figlio ed è andata. L'ho spiata dal muretto di confine, come ha fatto lei mille e più volte con me, come mai avrei pensato di fare, senza avere il coraggio di salutarla. La sentivo che chiedeva al figlio se aveva preso la tal cosa e l'altra, con lui che, confuso e lento, anziano a sua volta, rispondeva: "no, non l'ho trovata, andiamo ora che è tardi...". Mi ha commosso la sua incoscienza di novantenne che sentenziava: "ci sto un mesetto, ci passo l'inverno, poi torno a casa...". E' persino troppo banale dire che non ci sarà ritorno. Me la ricordo sempre così, come era l'ultima volta che l'ho vista, uguale a quando io ero bambina: è sempre stata vecchia, curva, con le ciabatte ai piedi e un po' sporca. E' una donna che ha vissuto la guerra,  ha avuto quattro figli e un marito morto a cinquant'anni, che l'ha lasciata senza niente. Mi chiamava spesso con voce bassa, al di là del recinto, incurante della mia fretta costante, e mi raccontava, con naturale lentezza, dei suoi problemi di cuore, delle gambe gonfie e dell'ospedale. Credo che fosse l'unica a non dimenticare mai il mio onomastico; l'unica a sapere sempre chi suonava alla mia porta; religiosa, impicciona, inutile. Credo che non sia mai andata al mare, che non sia mai salita su un treno,che non abbia mai fatto una gita, ma è stata spettatrice di tutta la mia vita, anche se non so dire se le ho voluto bene.
Nella sua pedante noiosità, non di rado mi stupiva con attenzioni affettuose, molto personali: mi passava una pianta di calle che, da tempo, diceva, aveva piantato e curato per me; mi regalava una rosa, le susine del suo albero, oppure mi chiedeva un parere su questioni di cronaca, di politica e di medicina. E' sempre stato un mistero come facesse ad essere una lettrice assidua, informata e, al tempo stesso, una donna di una semplicità ottusa e improduttiva, incapace di migliorarsi. Ha vissuto, per circa trent'anni, con una pensione sociale che, da ora in poi, dovrà versare alla casa di riposo: seicento euro in tutto, che non sono mai bastati, se non a far rinunce. E' a proposito di questo che ho un ricordo di lei che mi fa un male cane: quel giorno che l'ho vista piangere, con le rughe sul viso allargate e più profonde, quel giorno che mi ha detto che aveva già finito la pensione e non aveva soldi per comprare la crema per la piaga che le si era formata sotto il ginocchio e che le faceva tanto male. Che aveva finito le gocce per dormire, che son da pagare perchè "la mutua non le passa". Non mostrava preoccupazione per ciò che avrebbe mangiato; la fame, conosciuta, non pareva spaventarla. Rivedo la mano rugosa, che si fa spazio tra i mattoncini e si allunga per prendere il denaro che le propongo, svelta e senza dignità. Rivedo me, bambina, affidata a lei per pochi minuti, mentre mia madre accompagnava mia sorella alla fermata dello scuolabus, in fondo alla strada; ricordo che aveva cura di cercare, ogni mattina,  il punto giusto in cui si intravedeva il pulmino, perchè potessi stare tranquilla e salutare. Mi chiedo, con tristezza e impotenza, se possiamo parlare ancora di cittadinanza attiva, di diritti e democrazia in un paese in cui un anziano debba chiedere l'elemosina per sopravvivere. E mantengo un desiderio utopistico: che il ciclo della vita ci conceda, almeno nel finale, misericordia e pietà, così che il commiato possa avvenire in pace. Spero che in casa di riposo almeno non senta più freddo, e che le mettan la crema.

mercoledì 2 gennaio 2013

UNA STUDENTE-PROFE...

Dopo anni di impegno, passione e tenacia nel collaborare con l'università come cultore della materia, finalmente lo scorso anno mi viene assegnata una cattedra: un corso di sei crediti, una classe di studenti entusiasti e coinvolti. Preparo le lezioni in tarda serata, studio e mi aggiorno,  idealista e instancabile. Nessun bene materiale in cambio, neppure un piccolo rimborso per le spese di viaggio. Però gli studenti partecipano e mi fanno domande, agli esami sono preparati, mi chiedono la disponibilità per elaborare la tesi. Le mie colleghe si mostrano assolutamente disinteressate, in famiglia non capiscono, un parente che viene a saperlo fa illazioni, l'impiegata del mio ufficio personale a cui spetta l'onere di stipulare la convenzione con l'università,  scuote la testa e mi considera, senza dirlo, "una cogliona"; quelle che non fanno i loro interessi. L'incarico viene formalizzato per "gentile concessione" del dirigente del mio servizio, che dice di riconoscermi, così,  la serietà e la professionalità , pur ribadendo che l'impegno con l'università non dovrà, in alcun modo, interferire con i miei  gravosi  incarichi lavorativi. Cosa ci guadagna l'ente presso cui ho un rapporto di lavoro a tempo indeterminato a concedermi tale possibilità? Solo il prestigio di avere, tra i suoi dipendenti, un docente universitario. Cosa ci guadagna l'università? Un docente assolutamente gratis. Cosa ci guadagno io? Niente da un punto di vista economico, tantissimo come professionista, donna, persona... La riforma che prevede tale forma di incarico è stata applaudita dai sostenitori dell'austerità. In questo razionale calcolo di costi e benefici non si è tuttavia tenuto conto del fatto che nel mio corredo genetico non è presente l'accontentarsi, il fermarsi, la comodità e, probabilmente, il senso della misura; implacabile decido di riprendere gli studi e di conseguire una laurea magistrale. Sono docente e studente insieme. Non mi sembra affatto strano; mille sono le situazioni in cui, nella nostra vita, rivestiamo ruoli diversi: sono moglie e amante, figlia e madre, stupida e intelligente, capace e imbranata, seduttiva e scostante, frivola e impegnata. Guardo perfino le tette alle donne, eppure mi piacciono gli uomini...Però questo al preside del corso sembra sconveniente: mi convoca il giorno in cui sto sostenendo l'esame di economia pubblica e, ahimè, son vestita da studente. Il tono è cordiale, formale, lusinghiero, ma le parole che usa mi fanno male; mi fa i complimenti, mi usa grandi gentilezze, mi dice che la mia collaborazione è preziosa ma che, finchè non concludo l'attuale corso di studi, dovranno farne a meno perchè una docente-studente potrebbe suscitare curiosità, pettegolezzi, scandalo.  Non lo dice così apertamente, ma lo fa capire. Non lo dice perchè, nel mondo accademico, intellettuale, spesso la chiarezza è scambiata per banalità. Mi alzo io per prima, lo congedo con una calda stretta di mano; sono troppo felice per l'esame che è andato bene e non posso far tardi: devo andare alla Feltrinelli, da Zara, e poi da Intimissimi c'è un vestitino... Appena son fuori mi viene da ridere:"Peggio per lui, non sa cosa perde..." diranno sicuramente Miranda e Samantha quando glielo racconterò...
Ps. Con l'immagine ho voluto esagerare!!!

Quello che non ho è un orologio avanti, per correre più in fretta ed avervi più distanti...

Io sono diverso, io cambio poco, cambio molto lentamente
non riesco a digerire i “corsi accelerati” da Lenin a l’Oriente
e anche nell’amore non riesco a conquistare la vostra leggerezza
non riesco neanche a improvvisare o fare un po’ l’omosessuale tanto per cambiare.

Quando è moda è moda, quando è moda è moda.

GIORGIO GABER

Generalmente quando inizia un nuovo anno si fanno tanti buoni propositi, perché, diciamolo, abbiamo tutti bisogno di credere di poter essere diversi, di ripensarci addosso una nuova identità, di esser cresciuti abbastanza e diventati sufficientemente saggi da rompere i consueti, noiosissimi schemi che ci avviluppano. Ma, nonostante le buone intenzioni, ve lo devo dire, tutti i sacrosanti propositi fatti ogni anno fin qui non mi sono serviti ad un'emerita minchia. Pertanto per questo 2013 evito un tale spreco di parole ed aspettative. Son certa, infatti, che neanche quest'anno mi iscriverò in palestra, farò più sesso, sarò più simpatica o più ordinata. Di iniziare una nuova dieta, neanche a parlarne, perché, come giustamente mi fa notare ogni volta Wilma, non è che quando ero più magra fossi più felice o scopassi di più. E, in quanto al movimento, come sempre, ne farò quando ne avrò voglia, quindi quasi mai, o, quando mi gireranno abbastanza da dover sfacchinare 10 km a passo veloce, per farmela passare. Il 2013 non troverà una nuova, evoluta, spumeggiante versione di Miranda. Sarò, ci potete contare, sempre la stessa, con i soliti pregi, così ineccepibili e assillanti da pesare, a volte, più dei difetti, e con i difetti di sempre che, ahimè, recano danno più a me stessa che agli altri. Posso fare comunque alcune previsioni per l'anno che viene. Di sicuro continuerò a cercare di imparare l'inglese, ma dubito che alla fine riuscirò a parlarlo quel tanto che basta per chiedere una bibita in un pub londinese. Lavorerò con serietà, non sentirò ragioni, guiderò con prudenza, non vedrò l'ora e qualche volta ne avrò fin sopra i capelli. Perderò le staffe, la tramontana, ma non la faccia; prenderò una papera, più di una gatta da pelare e magari una sbandata. Concluderò l'anno con molte soddisfazioni e qualche frustrazione. Mi vestirò di ricordi e rimpianto e verserò alcune lacrime, salutando a giugno i miei ragazzi che se ne andranno in prima media; farò nuove conoscenze: almeno una ventina di nuovi bambini che a settembre inizieranno con me la loro avventura scolastica. Pur dubbiosa e disincantata mi impegnerò in politica, lavorando dal basso, distribuendo volantini, raccogliendo firme, discutendo e informando. Probabilmente non servirà a niente, ma non ne potrò fare a meno. E, non me ne vogliano i prudenti benpensanti, ma anche stavolta non mi farò abbindolare dalle lusinghe ingannevoli del voto utile, preferendo ciò che mi pare giusto al meno peggio. Non muta la mia rotta, pure se mi appare distante la meta e lunga ancora la strada. Resto ostinata, lo vedete, piuttosto irritante, sincera quanto basta e impulsiva meno di quanto vorrei. Ma il fatto è che tutto sommato mi piaccio assai e stranamente vado d'accordo con me stessa. Quasi sempre. Comunque sia, visto che un nuovo anno sta iniziando, voglio esprimere alcuni desideri, chissà mai... Anzitutto mi auguro di riacquistare maggior fiducia, e un poco di speranza perché questo 2012 se le è consumate completamente, di avere meno tempo per leggere, troppo immersa nelle faccende della vita, di avere qualche buon motivo per brindare, energia da vendere ed un pizzico di sana cattiveria, che non ho mai avuto e che mi avrebbe tante volte fatto comodo. 
E allora fatti avanti 2013 e a te 2012, caro vecchio anno passato... FANCULO! non ti rimpiangerò, stanne certo.

12 novembre 2011: VIVA L'ITALIA LIBERATA!!!

12 novembre 2011: VIVA L'ITALIA LIBERATA!!!
L'Italia è sull'orlo del precipizio, ci aspettano mesi di tagli e manovre "lacrime e sangue", l'opposizione è inesistente e Mario Monti non è il nostro eroe ma almeno...BERLUSCONI SI E' DIMESSO!!!

SE NON ORA QUANDO?

SE NON ORA QUANDO?
FIRENZE, 13 FEBBRAIO 2011.