FRANCESCO MUSANTE

FRANCESCO MUSANTE
UNA ROSA LA LUNA E LA NOTTE INTERA PER PENSARE A TE

La materia dei libri è costituita dalle sottigliezze della vita.

La materia dei libri è costituita dalle sottigliezze della vita.
I bambini non ricorderanno se la casa era lustra e pulita ma se leggevi loro le favole. Betty Hinman

martedì 29 giugno 2010

IL DOLORE

Da qualche giorno ho un dolore articolare che non mi dà respiro. Parte dal centro del collo e scende lungo il braccio sinistro. Si sofferma, con accanimento crudele, sul gomito, per poi arrivare, più benevolo, fino alla mano. Lo sento come una presenza viva. E' un divoratore che procede incessante. Un sinistro compagno.Un parassita che, beffardo, sembra aver trovato la sua vittima. Sono andata dal medico e mi ha superficialmente consegnato la diagnosi, senza neppure alzarsi dalla scrivania: è periartrite. In fase acuta. Ho letto che è una malattia tipica dei quarantenni, che è psicosomatica, che non passa tanto facilmente e che è refrattaria alla terapia farmacologica...Ho scoperto che è poco interessante per gli altri, mentre a me sta invadendo la vita. Mi sveglio presto e lei è già lì, impegnata a mordere fin dal mattino; prosegue tutta la giornata, con pause brevi e acuzie repentine per poi raggiungere il massimo della sua attività durante la notte. Come un fantasma malvagio e spietato. Nonostante questo malessere continuo, le mie giornate procedono secondo una quotidianità prestabilita, incline anche all'accoglienza di cambiamenti che irrompono gioiosi o odiosi; sono zeppe di impegni e di scadenze, di compleanni e qualche lacrima: lavoro, esco, faccio la spesa, sgrido e coccolo i miei figli, amo e mi arrabbio e rido. Come se lui non ci fosse. Ma mi capita di pensare a com'era prima, prima del dolore. Rifletto su come stavo bene quando potevo contare su un braccio che non faceva male. E sento con un pò di nostalgia che è sempre la stessa identica storia, che l'uomo non riesce a intendere, sebbene tanto semplice da apparire banale. E' come se, vittime di un sortilegio malvagio, ci fosse concesso di apprezzare a pieno il valore di ciò che abbiamo proprio nel momento in cui questo viene a mancare. Come se la scoperta dell'essenza fosse possibile solo nell'assenza, quindi irraggiungibile. Mi ripeto che, quando starò bene di nuovo, voglio svegliarmi al mattino e sorridere al mio corpo e gioire del mio star bene. Voglio sentire, nel mio braccio, il benessere dell'assenza di dolore, apprezzare il funzionamento delle mie gambe, dei miei occhi, delle orecchie e del cuore. Ma è solo negli intenti e già so, nel progettare, che non lo farò mai...

giovedì 17 giugno 2010

LA TELEFONATA...

Ore 8,30: sono in ufficio, mi suona il cellulare, rispondo impegnata. Dall'altra parte una voce metallica:"E' la mamma dell'Adolescente?", "Si, sono io...", "E' il liceo...", "Si...", "...mmm, volevamo informarla che suo figlio non è stato ammesso alla classe seconda". Poche parole di convenevoli, che non capisco, a cui rispondo non so cosa. Saluti e la comunicazione si interrompe. La stanza gira, non so più dove sono, non so cosa devo fare, sono paralizzata dallo choc. Per un tempo che non so definire ho la testa completamente vuota. Sono incapace di pensare. E di agire. Poi all'improvviso, così veloci come se ne sono andati, i pensieri tornano, tutti insieme, caotici e numerosi. E si sommano ai ricordi, alle aspettative, ai propositi e alle promesse. Sono più bocciata di lui. Mi hanno valutata e dichiarata non idonea. Come genitore, madre, educatrice. Non ho passato la prova. Nè io nè suo padre. Ma sento, inevitabilmente, me stessa un pò più colpevole di lui... Dove ho sbagliato? Cosa ho fatto? In che cosa son stata mancante? Sono stata troppo pretenziosa. Eccessivamente permissiva. Invadente. Distante. Impegnata. Coinvolta all'eccesso. Maestrina. Comunista. Troppo democratica. Alla nursery, si son dimenticati di fornirmi il libretto delle istruzioni ed io, presuntuosa, ho creduto di non averne bisogno. Ma sul funzionamento di un figlio si è sempre impreparati. E si crede che l'amore sia al di sopra di tutto. Capace di risolvere e di indicare la strada. Invece gli ingranaggi son complessi, delicati, quasi sempre confusi. L'ho legato a più giri, con filo robusto, ai miei desideri, alle mie volontà, agli affetti invischianti di una famiglia troppo protettiva. E lui, per liberarsi dai lacci, si farà male. La sua identità, per uscire dalla gabbia dorata in cui è imprigionata, dovrà attraversare strade tortuose, percorsi con curve forvianti, cammini faticosi. E' tutto da rifare. Ma non ho idee circa il punto d'inizio. Nella sua classe, composta da 35 ragazzi, di cui qualcuno si è perso per strada nel corso dell'anno, 10 hanno avuto il suo stesso destino, la maggioranza è stato rimandato e solo un paio son stati promossi. Selezione. Meritocrazia. Valutazioni generiche e piene di pregiudizi. Un preside in linea con le scelte del governo. Ho in mente anch'io una telefonata: "Pronto??? Maria Stella Gelmini???!"...sul contenuto lascio libero spazio all'immaginazione...

martedì 8 giugno 2010

Non è mai facile un ritorno

Non è impresa da niente

Ma finalmente arriva il giorno

che tu fai pace con te...
Renato Zero
E' vero tornare a casa non è un'impresa semplice perchè non si riduce affatto ad un mero movimento nello spazio, ad uno spostarsi da un luogo ad un altro. Tornare significa soprattutto muoversi nel tempo, ritornare sui propri passi, ripercorrendo strade già battute, misteriosamente familiari. E' il riaffacciarsi inevitabile e talvolta dolente del passato coi suoi bilanci rigorosi, la sua contabilità implacabile, i suoi resoconti amari. E' il ricordo inaspettato che riaffiora di ciò che si era, e di ciò che si sognava di diventare. E' la nostalgia per quanto si è perduto per strada, per i sogni ridimensionati, riposti, abbandonati o rimpiazzati. Ma è anche lo scoprirsi con stupore cresciuti, più forti, meno vulnerabili, cambiati ma non troppo, ancora capaci di commuoversi con poco, di ridere per un niente. E' il riuscire a chiamare per nome le emozioni, la scoperta che certe ferite fanno con il tempo meno male, che certi legami resistono alla lontananza, alla vita che passa ostinata. E' il riconoscere dietro i segni del tempo sorrisi amici e volti familiari. E' il dover fare i conti con i legami recisi, trascurati, che parevano dimenticati, sepolti sotto quel cumulo di trascorsi, beghe quotidiane, nuovi affetti, preoccupazioni, progetti realizzati e progetti ancora da pianificare, gratificazioni, dolori grandi e piccoli che fanno una vita. Così ora mi capita spesso di incrociarlo per strada. E non sapere mai se salutarlo. E' stato il mio primo amore. In quegli anni in cui ogni amore è il primo. Il primo di qualcosa. Il primo inseguito a vuoto ed il primo a cui non sapere come dire di no. Il primo per rompere il ghiaccio e sentirsi grandi. Il primo solo perchè piace alle amiche. Il primo del primo bacio. Il primo scritto con le penne profumate in tutte le pagine del diario di scuola. Il primo che ti aspetta sotto casa, il primo a telefonarti lasciando tuo padre smarrito e senza parole mentre ti porge la cornetta (quando c'erano ancora le cornette ed il telefono era uno per tutta la famiglia). Il primo del primo appuntamento sotto la locomotiva in Piazza del Mercato. Il primo delle prime fugaci carezze dopo una corsa in vespa fino al mare. Una moltitudine di primi amori o meglio di tentativi d'amare che ci conducono passo passo, una tappa dopo l'altra, sulla strada del Vero Amore. Dunque Lui è stato uno di questi primi amori. Il primo di cosa? Il primo taciuto, non confessato, rimasto segreto. Il primo da proteggere da ogni sguardo, da tenere solo per sè. Il primo troppo vero, troppo intenso da poter essere condiviso con le amiche. Così coinvolgente da aver voglia di fuggire, così palpitante da far paura e pure un po' male. Il primo nato e finito solo dentro di me. Impalpabile, irreale eppure così febbrile. E Lui? Troppo bello, troppo grande, troppo serio. Irraggiungibile. Figurarsi se mi avrebbe mai considerato... Paure e dubbi da adolescenti. Gli stessi, quelli di sempre, di ogni generazione di ragazze. E così, non vedevo che passava instancabile ogni pomeriggio sotto le finestre di casa mia. Non mi stupivo di trovarlo imperterrito ogni giorno all'uscita di fronte al portone della mia scuola, nè mi chiedevo perchè mi aspettasse alla fermata dell'autobus ogni volta che tornavo. Troppo insicura, troppo impaurita per capire. Forse aveva anche lui le mie stesse paure? Il timore di esser rifiutati, derisi, non voluti. E la paura, ancora più grande, di scoprirsi innamorati, contraccambiati, voluti. Quell'amore svanì nel nulla, travolto dall'incalzare incessante e impetuoso della vita, di altri incontri, di altre storie, di altri amori. Mi resta un ricordo. Uno dei più belli ed emotivamente intensi della mia adolescenza. Una sera d'inverno noi due sotto l'ombrello a ripararci dalla pioggia. Tutt'intorno il vociare festoso degli altri. Tra di noi il silenzio, interrotto solo da quel milione di parole che i nostri occhi, incollati gli uni negli altri, riescono finalmente a gridarsi. Vicino a noi ridono, scherzano, chiacchierano, gli altri. Ma per me sembra non esistere altro. Solo i suoi occhi e quello che credo di leggervi dentro. E una felicità incontrollabile e violenta che mi coglie d'improvviso. Pochi istanti poi la magia finisce e tutto torna a girare normalmente. Non mi resta altro. Se non la voglia di sapere se, anche lui ricorda quella sera...

12 novembre 2011: VIVA L'ITALIA LIBERATA!!!

12 novembre 2011: VIVA L'ITALIA LIBERATA!!!
L'Italia è sull'orlo del precipizio, ci aspettano mesi di tagli e manovre "lacrime e sangue", l'opposizione è inesistente e Mario Monti non è il nostro eroe ma almeno...BERLUSCONI SI E' DIMESSO!!!

SE NON ORA QUANDO?

SE NON ORA QUANDO?
FIRENZE, 13 FEBBRAIO 2011.