FRANCESCO MUSANTE

FRANCESCO MUSANTE
UNA ROSA LA LUNA E LA NOTTE INTERA PER PENSARE A TE

La materia dei libri è costituita dalle sottigliezze della vita.

La materia dei libri è costituita dalle sottigliezze della vita.
I bambini non ricorderanno se la casa era lustra e pulita ma se leggevi loro le favole. Betty Hinman

martedì 31 marzo 2009

E IL TETTO E' FATTO!!!

EVIDENZE 2
Ci vuole tempo per costruire
una casa per gettare
le fondamenta sollevare
muri appendere
quadri fare e disfare
letti comperare
nuove pantofole cambiare
tutto.
Ci vuole tempo:
detto questo non smetterò di essere
impaziente

ALESSANDRA RACCA ovvero LA SIGNORA DEI CALZINI

Il muratore ha deciso, è partito senza quasi neanche avvertire e in quattro e quattr'otto il tetto è fatto. Ha deciso di sostituire i tegoli, a suo piacere, ha scelto il colore dei muri esterni, a suo piacere. E' un muratore efficace che vi devo dire? E' pure molto gentile: mi solleva sempre dal peso enorme di dover scegliere. Lascio i mattoni rossi o li faccio tinteggiare di bianco? Non c'è bisogno che io mi stia tanto a scervellare: lui decide meglio rossi! Arco o non arco? Niente arco neanche a parlarne!

Quasi quasi questo muratore me lo sposo! Non si potrà neanche lamentare che sulla casa ho deciso tutto io...
(il tetto però è bello, no?)

mercoledì 25 marzo 2009

Il razzismo degli anti-razzisti

Stimolata da una riflessione condivisa con Fred, l'altra sera, mentre commentavamo, delusi e rammaricati tutte le contraddizioni della "nostra giunta comunale comunista", (quella in cui avevamo riposto così tante speranze, il nostro spiraglio di sinistra, la nostra consolazione), ho pensato a quanto riusciamo ad essere razzisti noi progressisti.
Proprio perchè non vogliamo apparire discriminanti finiamo per mettere in atto comportamenti così forzosamente anti-razzisti da stigmatizzare, nostro malgrado, la diversità.
Il vice-sindaco, di rifondazione comunista, è tanto anti-razzista da aver sancito che l' extracomunitario o il nomade o il clandestino o l'ex-detenuto è, indiscutibilmente, persona a cui garantire tutta una serie di servizi assistenziali che, spesso, data la penuria di risorse, non sono così facilmente usufruibili da tutti gli altri cittadini.
Niente di più razzista!
Non viene valutato se la persona in questione è in grado di lavorare, se le stesse opportunità sono garantite a tutti coloro che presentano lo stesso bisogno, se c'è la possibilità di attivare risorse personali o familiari o culturali.
La diversità è marchiata sulla pelle, con il fuoco.
E si crede di agire nel rispetto dei diritti umani.
Si crede di garantire l'uguaglianza, di sancire l'equità.
In realtà queste persone usufruiscono di tali interventi proprio perchè la loro diversità è considerata l'aspetto saliente. Il ragionamento della "nostra giunta" appare questo: "prima di essere una persona sei un nomade, sei un marocchino, sei un ex-tossico...ed io che son progressista non mi faccio confondere dai pregiudizi, non sono come quelli di destra...". Ripeto, niente di più razzista!
Ricordo, a proposito di questo, un giorno d'estate di anni fa. Avevo, credo, non più di vent'anni. Era una mattina d'estate. Mi trovavo in stazione per raggiungere degli amici con cui avrei trascorso la giornata. Mi si avvicina un ragazzo di colore. Poco più grande di me. Cerca di "attaccare bottone". Attivo, immediatamente, il ragionamento sopra-descritto. Non sopporto l'idea che mi creda razzista. Voglio essere accogliente. Fingo di non notare la sua diversità. Il risultato è che sono eccessivamente disponibile. Troppo sorridente, troppo carina, troppo socievole. Non me ne rendo conto subito, anzi, al momento non ne sono assolutamente consapevole. Mi sento molto progressista. Condanno tutte le persone piene di pregiudizi. Arriva il "mio" treno; è anche il "suo". Saliamo insieme. Stesso scompartimento. Siamo soli. Io ancora troppo sorridente, troppo carina, troppo socievole. In una parola: disponibile! Così arriva, inaspettato per me ma assolutamente comprensibile dato il contesto, il suo approccio. Deciso, scevro da fraintendimenti, franco...Ricordo la paura, immediata, lo scatto repentino, la fuga. E il ragazzo che rimane immobile. Confuso forse. Vittima di un episodio di razzismo al contrario, o di razzismo puro e stop, mascherato di belle parole e ideologie integrative.

lunedì 23 marzo 2009

RADICI PER VOLARE

Io credo che la nostra nascita risalga a molto tempo prima della nostra venuta al mondo. Esistiamo, infatti, già un po' nei sogni materni, nelle aspettative di nostro padre, nell'amore o nel caso che ci generò. Gran parte di quello che siamo ha radici in ciò che è stato prima di noi. In chi ci ha preceduto ed atteso. Nelle idee in cui ha creduto e per cui si è battuto. Nelle pene che ha sofferto. Nelle esperienze che ha fatto. Negli eventi più o meno dolorosi di cui è stato attore o testimone. Poi veniamo al mondo noi e tutto questo diventa nostro perchè ci viene raccontato. E le storie familiari diventano le nostre storie, e noi diveniamo parte di quelle storie. Come molti della mia generazione sono cresciuta ascoltando, con garbata sopportazione, storie familiari cui non prestavo molta attenzione. Sempre le stesse storie, ripetute identiche ogni volta, con le stesse parole, gli stessi gesti, lo stesso tono. Storie che mi scivolavano addosso e che oggi vorrei poter ascoltare ancora... Devo a mia nonna materna molti di questi racconti. Attraverso quella sua voce ruvida mi sono arrivati il dolore e l'atrocità della guerra ma anche la solidarietà e il mutuo sostegno che essa generava. Lei così selvatica ed indomabile, con quella scorza dura e la faccia rugosa, impossibile immaginarla ragazza, impaurita sotto i bombardamenti alleati. Ci raccontava sempre quando, accovacciata sotto il grande pero di fronte casa, aveva visto i tedeschi, giù nella valle, dopo un rastrellamento, decimare la popolazione inerme.. eins, zwei, drei,... zehn...BUUM.. Durante la guerra aveva ospitato e sfamato molti povericristi scappati o rimasti senza casa. C'era poco ma quel poco veniva diviso e condiviso. La guerra finiva per avvicinarti. Molti tornavano spesso a trovarla con pacchi di biscotti e una bottiglia di anicino o di marsala. Non ancora ventenne aveva perso un figlio: il più buono, il più bello, nei suoi ricordi. Si era accasciato, un giorno, sul ciglio del sentiero mentre andavano a rastrellare il fieno. In soli quattro giorni l'aveva perduto. Meningite. Tornava sempre nelle sue parole quel dolore immutato, il senso di una mancanza che i tre figli nati dopo non avrebbero mai colmato. Con mio nonno non andava d'accordo. Gliel'avevano fatto sposare. Convincendola che era per il suo bene, che si sarebbe sistemata. Il giorno del matrimonio, incontrando il suo futuro marito di fronte alla porta del Municipio, gli aveva intimato: "Stammi lontano perchè non voglio che la gente mi veda con un vecchio come te!" Lei aveva a malapena sedici anni, lui trentasette. Pur non amandolo e mal sopportandolo si prese cura di lui per quasi cinquant'anni. A suo modo, inveendo e contraddicendolo sempre. Il giorno in cui lui, dopo aver bevuto troppo, tentò di picchiarla, lei prese un ciocco dal caminetto e glielo diede in testa. Mio nonno non ci riprovò mai più. Era una donna dura, mai tenera, forte ed insancabile. Era una nonna insopportabile. Con le sue certezze indiscutibili, i suoi giudizi lapidari, la sua ruvidezza, la sua incapacità di scendere a compromessi. Una roccia, temprata dalla guerra, dal dolore, dalla fame e dalla fatica di una vita passata a lavorare nei campi.
Quando depose le armi, troppo stanca per lottare ancora contro tutto e tutti, imparò ad amarmi. Forse fui una delle poche persone che riuscì ad amare, amare semplicemente, senza combattere, senza difendersi e senza ferire. Lei e la sua infanzia fottuta, di miseria dolente, percosse e lavoro; io e i miei ricordi sereni di Cicciobelli a Natale ed estati al mare. Lei che sapeva far figliare una coniglia e accagliare il latte; io che leggevo Freud e scribacchiavo racconti. Lei che attraversava a piedi l'Appennino per portare la sua frutta al mercato; io che correvo in sella ad una vespa incontro al mio primo amore. Lei che la storia l'aveva subita, io che la studiavo sui libri, sognando un mondo migliore. Io e lei, così diverse. Due mondi opposti che pure s'incontrarono e si capirono. Me ne innamorai anch'io. Per la sua vulnerabilità ben nascosta sotto la scorza, per quel senso di giustizia che l'aveva sempre guidata a fare la cosa giusta, per la sua umanità mai limitata alle sole parole.
Fu una bella lezione per me. Scoprire che si può amare, e amare molto, anche chi non è amabile, simpatico, affettuoso. Anche chi non ti dà sempre ragione ma ti contesta, ti fa riflettere. Che si può amare perchè si intuisce l'umanità sotto una dura corazza. Perchè dietro ad ogni persona c'è una storia. C'è vita e sangue e dolore.
L'amai ma non ebbi mai il coraggio di dirglielo. L'ebbe lei, invece. Prima che la malattia le scolorisse i contorni della vita. Me lo disse abbandonando la sua solita rabbiosa ruvidezza, con una dolcezza che raramente aveva... Quel ricordo ancora mi commuove....

martedì 17 marzo 2009

DOMENICA, 15 MARZO 2009

Sabato pomeriggio Wilma mi chiama, ha un'idea. Per la verità è un'idea vecchia, di quelle che io e lei ci coccoliamo da lungo tempo, che rimandiamo, vagheggiamo e rimpiangiamo sempre di non aver messo in pratica. Siamo fatte così. Spalatrici di nuvole (che nostalgia, caro vecchio Adamsberg!). Che si accontentano spesso di sognarli i progetti. Perchè organizzare è faticoso e, il più delle volte, siamo sole, con due bambini piccoli e uno grande che morde il freno. E allora è molto più facile far andare il pensiero, riempirsi di parole, fantasticare a cielo aperto e promettersi che prima o poi...
Sabato però Wilma era decisa: "Domani andiamo!".
E così ci siamo ritrovati, zaino in spalla con pranzo al sacco, su un treno, diretto alle Cinque Terre, ovvero ai cinque paesini liguri, sospesi tra mare e terra, arroccati su speroni di pietra affacciati su minuscole insenature, in un territorio incontaminato e suggestivo che appare inaccessibile all'uomo.
La scelta del treno ci ha dato modo e tempo di visitare ciascun borgo, eccetto Corniglia a causa dei trecento gradini che la separano dalla stazione ferroviaria. Abbiamo così scoperto scorci spettacolari, godendoci un paesaggio unico al mondo tra scogli, baie, anfratti e spiaggette, caratteristico con i suoi terrazzamenti sulle colline a picco sul mare ricoperti dai vigneti, i tipici muri a secco, la ricca vegetazione mediterranea e un mare incredibilmente cristallino. L'ultimo tratto, che separa Manarola da Riomaggiore lo abbiamo fatto a piedi, seguendo la Via dell'Amore, un sentiero scavato nella roccia della costa, che corre vicino al mare.

Una giornata piena, intensa, che ci ha lasciati sorpresi ed incantati di fronte a tutte le meraviglie che la natura profonde a piene mani in quel pezzo di costa che già conoscevamo ma che non smette mai di stupirci.
Tornati a casa stanchi morti, mi sono sorpresa a pensare a come possa variare la percezione che abbiamo del tempo vissuto a seconda di come lo riempiamo e lo utilizziamo.
Ecco che il tempo di questa giornata passata, in verità poche ore solamente, mi è apparso come dilatato, impreziosito dal piacere di realizzare un vecchio desiderio, di visitare luoghi incantati che assegnaranno a questa giornata un posto speciale nei miei ricordi e spero nei ricordi di mio figlio. Quanto son lunghe a passare le insignificanti giornate connotate dal tran tran quotidiano e quanto, invece, sembrano brevi poi nella percezione intima del ricordo!
Wilma, mi piaci quando sei così decisionista! A proposito, domenica dove andiamo?

giovedì 12 marzo 2009

'FAN CULO LA MAGGIORANZA!!!!

Per Minu, per me e per tutti coloro che, difronte a questo mondo che va alla deriva, si chiedono: stiamo forse impazzendo?
No, i veri pazzi non siamo noi...
Molta pazzia è divino buon senso -
per un occhio avvertito -
molto buon senso - pura pazzia -
è la maggioranza
in questo, come in tutto a prevalere -
Di' sì - e sei sano -
ribellati - subito sei pericoloso -
e ti trattano con catene -
Emily Dickinson

martedì 10 marzo 2009

PRIMAVERA....

Stamattina, mentre andavo a lavoro, mi sono scoperta un sorriso clandestino stampato sul viso...Finalmente!

Cara mamma...

Ieri la mia Piccola è tornata da scuola con un testo,un bel voto ed ho un pò di emozione...
Cara mamma, ti scrivo perché ieri non ho potuto dirti BUONA FESTA DELLA DONNA e invece sei tu la donna più importante nella mia vita e lo resterai sempre e questo te lo dico sempre. Lo sai cosa mi piace di te? Che ridi anche se a volte le mie battute non fanno ridere. Mi piace quando sei gentile con me e quando si esce in bici e la destinazione non si sa. Ieri, invece di riposarti, mi hai portato a fare una passeggiata in bici e tu avevi persino la bici scomoda, eppure mi hai portato dove volevo. Non mi piace quando sei triste perché rattristi anche me, ma questi momenti sono pochi. Ora solo una cosa ti voglio ancora dire: ti voglio un’ infinità di bene che non so come spiegarlo.
Bacioni e abbracci dalla tua bambina.
...vostra Mamma Samantha.

domenica 8 marzo 2009

Peter Pan è venuto a trovarci in mansarda...

Finalmente Peter Pan è venuto a farci visita... Non ha lasciato tracce ma ha visitato le "varie stanze" con leggerezza e profondità, come è nel suo stile. Non chiederti se sto parlando di te. Non avere dubbi. Sei tu. Il mio amico. Dall'adolescenza ad oggi. Ha un vago sapore nostalgico ricordare quanti pomeriggi abbiamo condiviso. Sul monumento, in sella al mio "Ciao" rosso, a far merenda alla "Perla" o da "Vasco"...Immancabilmente con la divisa di allora: jeans, maglia nera a collo alto, bomber: te lo ricordi? Tutto il pomeriggio insieme e la sera ci sentivamo al telefono: io ti parlavo incessante e tu mi salutavi frettoloso...A ripensarci ora, anche quello era un rito: facevi la parte del duro, insensibile e desideroso di "liquidarmi", io mi arrabbiavo e fingevo che quelle telefonate fossero frustranti, in realtà non ne avremmo potuto fare a meno. Quindici anni io, sedici tu. Abbiamo condiviso momenti importanti e futilità impagabili. Ti ho accompagnato io il primo giorno del tuo lavoro attuale, c'eri tu con me quando mi hanno premiato a quel concorso di poesia. Tu perennemente innamorato, io con l'umore nero tipico dell'età. Parlavamo di comunismo e di ideali, "scazzavamo" a giornate. Un giorno dopo l'altro, con il pensiero fisso al futuro che ci attendeva e che, ne eravamo certi, sarebbe stato fantastico, ci siamo tenuti per mano, abbiamo riso a crepapelle, siamo cresciuti, inevitabilmente... Negli anni ci siamo divisi e ritrovati, pensati moltissimo, anche nei momenti di lontananza. La nostra vicinanza credo sia da ricercare nell'estrema differenza che ci connota. E' un empatia che, talvolta, è stata fraintesa da chi ci sta vicino: credo che tua madre un certo "pensierino" su noi due ce l'avesse, per non parlare di Fred, che neppure sotto tortura ammetterebbe di essere geloso di te ma che in realtà... Probabilmente hai ragione tu: riusciamo a darci molto perchè non ci siamo mai concessi l'un l'altro. Amore platonico? Affetto fraterno? Bisogno affettivo corrisposto? Non me lo sono mai chiesto...Non trovo sia utile analizzare i sentimenti per poi catalogarli, ma se ricordo quel pomeriggio che passeggiavamo sulle fondamenta di quella che oggi è "la tua pizzeria", con te che mi illustravi, con dovizia di particolari, il tuo progetto ed io che riuscivo a "vederlo" attraverso le tue parole, se rammento altri mille momenti condivisi e le nostre attuali, infrequenti ma lunghissime telefonate, penso che conoscerti sia stato un bel regalo della vita... P.S.Non offenderti se ti chiamo Peter Pan, lo sai che ti conosco più di chiunque altro...

sabato 7 marzo 2009

Miranda, Samantha e Wilma, agenti segrete...ma non troppo

Io, Wilma e Samantha siamo amiche da molti anni ormai, ben 24 per la precisione. Ci siamo conosciute sui banchi di scuola, durante gli anni dell'adolescenza al vecchio Istituto magistrale e non ci siamo più lasciate.
Gli ultimi 14 anni, cioè dalla nascita dei due figli grandi di Wilma e Samantha i nostri incontri sono stati sempre più "popolati". Difficile vedersi da sole, a volte quasi impossibile. Ma noi, imperterrite, non abbiamo rinunciato mai alle nostre serate, alle chiacchere tra donne, alle terapeutiche abbuffate di gelato a tre (tre...si fa per dire) e così abbiamo continuato ad organizzare serate tra amiche a cui erano inevitabilmente invitati per forza di cose anche i nostri figli. Figli che nel frattempo sono diventati cinque in tutto e, guarda un po', amici inseparabili. Una famiglia allargata insomma, tra zie virtuali e cugini affettivi...
Ma, com'è facile immaginare, quanta poca intimità! Quanti discorsi lasciati a metà tra richieste di merende, dispute, scherzi, piccoli litigi. Quante riflessioni troncate sul più bello da uno dei figli che piange ("ah no non sta piangendo stava ridendo.."). Quanta fatica nel cercare di tenere il filo del discorso, di rammentare "di cosa stavamo parlando?". Noi li chiamiamo i nostri "coiti interrotti" per il senso di frustrazione che ogni interruzione ci procura. E alla fine, quante cose non ci siamo dette, quante confidenze sono rimaste a metà...
Così circondate da figli e spesso da parenti e conoscenti vari che vengono e vanno, nell'impossibilità di avere momenti intimi durante cui poter parlare DA SOLE, abbiamo codificato un nostro linguaggio, l'amichese, grazie al quale possiamo trasmetterci informazioni essenziali senza essere intercettate dai nostri bambini.
Faccio un esempio:
Samantha e Miranda in auto coi tre figli.
M:" Hai notato oggi che bel panorama?" (traduzione: "Ammazza! Hai visto che strafigo che è passato?")
S: "Sai che stavo proprio apprezzando la stessa cosa?" (traduzione: "'Azz se l'ho visto! Lo stavo proprio gufando")
M: "Anche la villetta bifamiliare alla mia destra non è male..." (traduzione: "Guarda a destra che ci sono due bonazzi della Madonna")
S: "Sìììì, vedo che ha proprio delle belle rifiniure" (traduzione: "Che spalle, però da farci un pensierino...")
A casa di Wilma coi piccoli che aspettano la merenda:
W (mentre taglia la pizza): "Samantha, ci stavi raccontando l'ultima puntata di Beautiful. Sono curiosa di sapere com'è andata a finire" (traduzione: "finisci il discorso in codice che sono curiosa")
S: "Sì, stavo dicendo di Stephanie. Brooke si è arrabbiata con lei perchè si intromette sempre nel rapporto coi suoi figli e con suo marito" (traduzione: "Mia suocera come al solito non si fa i cazzi suoi")
M:" Scusa ma Ridge non dice niente?" (traduzione:" Ma tuo marito non può intervenire?")*
....e via così...
Chiamiamola sopravvivenza...da anni ormai utilizziamo, ammiccando e ridacchiando, questi messaggi in codice di fronte ai nostri figli nella serena convinzione che loro non ci capiscano un bel niente.
Domenica però è accaduto qualcosa di inatteso, destinato a far crollare le nostre ottimistiche convinzioni e a farci morire di vergogna.
Samantha è al telefono con un'amica, Wilma è appena arrivata e mi chiede, in codice naturalmente, alcune "informazioni riservate". Non faccio in tempo ad aprir bocca che la Piccola-faccio-finta-di-farmi-i-cavoli-miei-ma-non-perdo-una-parola risponde al mio posto dimostrando non solo di aver capito benissimo la richiesta e l'antefatto ma di essere pure più veloce di me a decifrare il codice...
AAARRRRGGGGGHHHHHH!!!!!!!!!!
Ma allora...? Hanno sempre capito tutto?!? Sarà perchè sono consapevoli che non abbiamo mai visto una puntata di Beautiful in vita nostra? O sarà perchè siamo proprio imbranate?
Amiche, la prossima volta proviamo con l'alfabeto muto o con i segnali di fumo, forse è meglio...
*I dialoghi esemplificativi sono puramente di fantasia...anche se molto vicini al vero...

giovedì 5 marzo 2009

VALUTAZIONI FANTASIOSE...

In auto, di ritorno da scuola, mio figlio d'improvviso mi dice: "Sai c'era la verifica...". Io, balbetto, già in preda al panico: "Come la verifica?", "Sì" ribatte serafico. Rallento, spengo la radio, respiro a fondo, e riprendo l'interrogatorio: "Verifica di che cosa, scusa? Io non ne sapevo niente...", e, senza aspettare la risposta, "Ieri non abbiamo ripassato niente...." (aumento delle pulsazioni)... Lui, tranquillo, "Verifica di storia." Io senza riuscire a controllare l'ansia che cresce, "...e com'è andata?"
Mio figlio e la scuola, la scuola e mio figlio.... la mia spina nel cuore, la mia pena segreta, lo scoglio dove si arenano tutti i miei buoni propositi materni di pazienza, sollecitudine, incoraggiamento, il terreno di scontro dei nostri quotidiani conflitti, l'angolo buio del nostro rapporto....
"Bene! Ho preso Bravo e q"
"Cosa hai preso, scusa?" chiedo, perplessa, io.
"q!" (si proprio q di quadro!)
"Come q? Che cosa significa?".
Rifletto. Forse le sue insegnanti hanno deciso di utilizzare le lettere dell'alfabeto, come nel modello americano...dunque se A indica il pieno raggiungimento degli obiettivi (insomma il nostrano 10, per intenderci), che cosa può significare Q? A, B, C, .....Q Beh...almeno...SOTTO ZERO. No, non può essere... Allora vediamo...Che stia per qb, quanto basta, come in cucina? Ci potrebbe stare per uno che fa sempre il minimo indispensabile...ma è poco credibile...
Poi all'improvviso mi viene un'idea....che sia un nove?
" Tesoro, scusa, ma sarà stato un 9?"
"bo...forse...era un pallino con un gambo sotto...."
BENEDETTA PAZIENZA! Mi chiedo: ma da che pianeta arriva mio figlio?
s + s + s + s + s + s + s + s
Allibita e completamente ammutolita ho urgente bisogno di rileggere qualche brano di Pennac che mi ricordi le mie priorità, e mi riconduca, pacificata, ai miei buoni propositi....
Perché eravamo preoccupati.[...]
Era sordo?
O magari dislessico?
Non aveva mica intenzione di farci un "rifiuto scolastico"?
O di accumulare un ritardo irrecuperabile?
Allora?
Pigro?
Semplicemente pigro?
No, seguiva il suo ritmo, ecco tutto, che non è necessariamente quello di un altro, e che non è necessariamente il ritmo uniforme di una vita. Il suo ritmo di apprendista lettore, che conosce accelarazioni e brusche regressioni, periodi di bulimia e lunghe sieste digestive, la sete di progredire e la paura di deludere...
Solo che noialtri "pedagoghi" siamo usurai impazienti.
Detentori del Sapere, lo prestiamo contro interessi. E vogliamo che renda, e in fretta! Se ciò non accade, è di noi stessi che dubitiamo.
Daniel Pennac, Come un romanzo

mercoledì 4 marzo 2009

MALANNI

In questo periodo sto accusando molti malanni. Mi alzo con un tremendo mal di schiena, mi muovo con fatica e con dolore, talvolta mi esplode un mal di testa così imperterrito che non riesco nemmeno a connettere. Strano. Sì, strano avere così tanti malanni per una che neanche ci crede ai malanni. Intendiamoci! Non che io pensi che non si possa star male, avere l'influenza, la gastrite, l'ernia al disco o l'emorroidi. Semplicemente ho la convinzione: 1) che A ME non possa succedere, 2) che tale convinzione tenga lontani tutti i malanni, 3) che ogni malanno non sia casuale, ma che sia un messaggio del nostro corpo per comunicarci che qualcosa non va nella nostra vita.
Provo a spiegarmi. Le escoriazioni, l'occhio pesto e il labbro gonfio di mio figlio dopo la caduta erano un male reale, ma sarà stato casuale che gli sia capitato quel brutto incidente proprio il giorno prima delle tanto temute Olimpiadi della matematica? Com'era sollevato di non poter partecipare....
Come non collegare una grave infezione all'orecchio che ha rischiato di rendere sorda una collega, alle dolorose confidenze che ogni giorno era costretta ad ascoltare impotente da una persona cui voleva un gran bene?
Insomma di ogni malanno possiamo ricercare nelle nostre condizioni di vita nel nostro benessere o malessere interiore l'origine e la causa.
Non riusciamo a digerire colleghi di lavoro e principale? Facilmente ci verrà una gastrite! Il peso delle responsabilità familiari e professionali grava solo sulle nostre spalle e sta diventando insostenibile? Mal di schiena assicurato! E via così....
Detto questo, non mi rimane da chiedermi: cosa diavolo vorrà dirmi il mio corpo con tutti questi segnali?
...o magari sarà solo la vecchiaia la causa dei miei acciacchi...

12 novembre 2011: VIVA L'ITALIA LIBERATA!!!

12 novembre 2011: VIVA L'ITALIA LIBERATA!!!
L'Italia è sull'orlo del precipizio, ci aspettano mesi di tagli e manovre "lacrime e sangue", l'opposizione è inesistente e Mario Monti non è il nostro eroe ma almeno...BERLUSCONI SI E' DIMESSO!!!

SE NON ORA QUANDO?

SE NON ORA QUANDO?
FIRENZE, 13 FEBBRAIO 2011.