In auto, di ritorno da scuola, mio figlio d'improvviso mi dice: "Sai c'era la verifica...". Io, balbetto, già in preda al panico: "Come la verifica?", "Sì" ribatte serafico. Rallento, spengo la radio, respiro a fondo, e riprendo l'interrogatorio: "Verifica di che cosa, scusa? Io non ne sapevo niente...", e, senza aspettare la risposta, "Ieri non abbiamo ripassato niente...." (aumento delle pulsazioni)... Lui, tranquillo, "Verifica di storia." Io senza riuscire a controllare l'ansia che cresce, "...e com'è andata?"
Mio figlio e la scuola, la scuola e mio figlio.... la mia spina nel cuore, la mia pena segreta, lo scoglio dove si arenano tutti i miei buoni propositi materni di pazienza, sollecitudine, incoraggiamento, il terreno di scontro dei nostri quotidiani conflitti, l'angolo buio del nostro rapporto....
"Bene! Ho preso Bravo e q"
"Cosa hai preso, scusa?" chiedo, perplessa, io.
"q!" (si proprio q di quadro!)
"Come q? Che cosa significa?".
Rifletto. Forse le sue insegnanti hanno deciso di utilizzare le lettere dell'alfabeto, come nel modello americano...dunque se A indica il pieno raggiungimento degli obiettivi (insomma il nostrano 10, per intenderci), che cosa può significare Q? A, B, C, .....Q Beh...almeno...SOTTO ZERO. No, non può essere... Allora vediamo...Che stia per qb, quanto basta, come in cucina? Ci potrebbe stare per uno che fa sempre il minimo indispensabile...ma è poco credibile...
Poi all'improvviso mi viene un'idea....che sia un nove?
" Tesoro, scusa, ma sarà stato un 9?"
"bo...forse...era un pallino con un gambo sotto...."
BENEDETTA PAZIENZA! Mi chiedo: ma da che pianeta arriva mio figlio?
s + s + s + s + s + s + s + s
Allibita e completamente ammutolita ho urgente bisogno di rileggere qualche brano di Pennac che mi ricordi le mie priorità, e mi riconduca, pacificata, ai miei buoni propositi....
Perché eravamo preoccupati.[...]
Era sordo?
O magari dislessico?
Non aveva mica intenzione di farci un "rifiuto scolastico"?
O di accumulare un ritardo irrecuperabile?
Allora?
Pigro?
Semplicemente pigro?
No, seguiva il suo ritmo, ecco tutto, che non è necessariamente quello di un altro, e che non è necessariamente il ritmo uniforme di una vita. Il suo ritmo di apprendista lettore, che conosce accelarazioni e brusche regressioni, periodi di bulimia e lunghe sieste digestive, la sete di progredire e la paura di deludere...
Solo che noialtri "pedagoghi" siamo usurai impazienti.
Detentori del Sapere, lo prestiamo contro interessi. E vogliamo che renda, e in fretta! Se ciò non accade, è di noi stessi che dubitiamo.
Daniel Pennac, Come un romanzo