Da tempo la guardavo con biasimo, entrando nell'enorme palazzone pubblico in cui lavoro. Era lì, giovane e un pò stupida, con l'eloquio sbiascicato, dietro ad una scrivania, a far accoglienza, con una piantina fiorita a lato e fogli A4 con lo stemma dell'Azienda davanti. Mi faceva rabbia, mi faceva pensare ad una tipica guerra tra poveri. Avevo immaginato il retroscena fin troppo noto in cui qualcuno, in genere "figlio o nipote o conoscente di", viene assunto grazie alla normativa che garantisce il collocamento "mirato" al lavoro alle categorie svantaggiate e "sorpassa", con maestria, altri più disgraziati ma meno "appoggiati" e meno informati. L'immagine era quella di una discreta trentenne, non proprio bisognosa, un pò ritardata e forse pure viziata, a giudicare dal modo di parlare e di muoversi. Mi ero decisamente accanita su di lei, a dirla tutta. Mi capitava spesso di fare commenti sul fatto che il suo posto di lavoro, pressochè inutile, sembrava proprio creato "ad hoc" per lei. Non mi preoccupavo di indagare gli aspetti inconsci della questione, perchè a quel punto avrei dovuto chiedermi da dove nasceva tanta ostilità di cui, in genere, sono sprovvista.
Poi un giorno, durante una partita di pallone del Piccolo, la vedo: è seduta in panchina; un bambino, dalla rete, chiama impaziente e bisognoso la mamma. Lei si alza e con il suo incedere incerto (lentezza, mollezza, pigrizia?) gli va incontro e parlano fitto. Finchè lo riempie di piccoli baci e il bambino, come avesse fatto il pieno di energia, corre veloce in campo.
Mi saluta, come sempre, ed io ricambio. E' mamma. Mi appare, di colpo, meno viziata.
Una mattina, qualche giorno dopo, mi vede arrivare e tiene fermo l'ascensore per me. Saliamo insieme. Mi chiede:"lei è la Dott.X vero?", "Si", rispondo distratta. Ma lei incalza:"Non si ricorda di me...?". Perchè dovrei ricordarla? Ho il vuoto. Le sorrido:"No, mi scusi...Non ricordo..." e lei:"Lo immagino, vede così tante persone...Non importa. Comunque ora ho almeno un lavoro, come avrà visto...".
L'ascensore si chiude, dietro di lei. La mia mente, finalmente, si apre. Sclerosi multipla. Diagnosi infausta. Senza speranza. Ricordo ogni parola ora, dei nostri colloqui. E' separata. Ha un mutuo da pagare. Il marito, giovane, preso dal panico per la malattia, si è innamorato di un'altra ed è scappato. E lei è arrivata alla disperazione più nera. Mentre le parole le si inciampavano sempre di più sulla lingua e le gambe faticavano a tenerla eretta.
Scendo dall'ascensore e tremo. Ma sono bestia o troppo umana? Che percorso ha fatto la mia mente per dimenticarla così completamente e rappresentarmela addirittura come una privilegiata? Quale meccanismo di difesa mi è venuto incontro per consentirmi di continuare questo insano lavoro che svolgo? Quale identificazione ho fatto con questa giovane coetanea che, di colpo, è entrata in un incubo senza ritorno?
In queste occasioni tocco con mano la mia fragilità e provo tenerezza per me, per ciò che sono, per ciò che voglio far apparire...
FRANCESCO MUSANTE
La materia dei libri è costituita dalle sottigliezze della vita.
sabato 10 aprile 2010
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7 commenti:
perchè sei così incommensurabilmente commovente? Mi sono sempre chiesta come possa cavarsela chi sulle melattie ci campa (lavorativamente parlando). Come facciano a non assorbire così tanto dolore. Avete dei filtri, ora si spiega. Un abbraccio Wilma, oggi più affettuoso di ieri.
Solo troppo umana. Se ti fa sentire così male avere provato sentimenti ostili hai sempre maniera di recuperare!
Ed il fatto stesso che hai fatto autocritica pubblicamente indica, secondo me, che non sei una cattiva persona. Ciao, Daniela
Sei umana e come tale esposta a tutti quei meccanismi di difesa, giusti o sbagliati che siano, che tutti, dico, tutti,siamo in grado di procurarci per non rimanere "segnati" da certe vicende.
Ritorna serena e buon lavoro!!
sei solo umana, magari un pochino cattivella, ma profondamente umana ;)
wilma...ho i brividi te lo giuro. e cmq non preoccuparti, siamo solo umani dopotutto
Wilma cara, quello che ti è accaduto è il frutto di una vita stressante, tesa solo alla sopravvivenza e i tuoi occhi hanno visto quello che il cervello ti dice ogni giorno"attenta, ti vogliono fregare, resti senza lavoro, devi guadagnare di più, c'è gente cretina che non solo vive bene ma benissimo (guarda "la Trota!)" e quindi questo bombardamento fa sì che andiamo a cercare l'ago nel pagliaio, ma tu sei buona e hai lasciato il tuo cuore aperto a tutto, t'è bastato un attimo per capire, introiettare un dramma e far sì che ogni cosa tornasse al suo posto, anche la tua vita che di colpo è diventata splendida.
Succede spesso anche a me, mi sento deprivata del necessario e spesso cerco i colpevoli.
Benvenuta nel mondo odierno, ragazza.
Un abbraccio a una bella persona dal cuore d'oro.
Wilma cara, quello che ti è accaduto è il frutto di una vita stressante, tesa solo alla sopravvivenza e i tuoi occhi hanno visto quello che il cervello ti dice ogni giorno"attenta, ti vogliono fregare, resti senza lavoro, devi guadagnare di più, c'è gente cretina che non solo vive bene ma benissimo (guarda "la Trota!)" e quindi questo bombardamento fa sì che andiamo a cercare l'ago nel pagliaio, ma tu sei buona e hai lasciato il tuo cuore aperto a tutto, t'è bastato un attimo per capire, introiettare un dramma e far sì che ogni cosa tornasse al suo posto, anche la tua vita che di colpo è diventata splendida.
Succede spesso anche a me, mi sento deprivata del necessario e spesso cerco i colpevoli.
Benvenuta nel mondo odierno, ragazza.
Un abbraccio a una bella persona dal cuore d'oro.
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