Passano i giorni da quel voto, da quel referendum vergognoso imposto ai lavoratori della Mirafiori, ma lo sdegno, lo sconforto, la vergogna, la paura e la stanchezza non mi abbandonano. Non posso fare a meno di scrivere. Non posso fare a meno di far sentire il mio dissenso.
Ho pensato mille volte a quelle mani che hanno tracciato il "NO", ricattate dalla perdita di lavoro, schiacciate dalla nefasta promessa di un destino incerto e dall'accusa di esserne stati responsabili, ma con una dignità umana più forte di qualsiasi tentativo di sottometterla.
Ho pensato a quegli occhi che si sono soffermati sul "NO", scegliendolo contro il privilegio della certezza, contro la forza di chi detiene un potere economico al di sopra dell'immaginabile, come un inno alla speranza che ancora alberga nel cuore della gente, a dispetto di chi coltiva il contrario.
Ho pensato che quelle mani, quegli occhi, quei cuori, quel giorno lì non avevano età, e se l'avevano erano i vent'anni carichi di aspettative di chi ha la vita davanti e la forza di progettarla e di immaginarla con tutte le possibilità che ogni uomo dovrebbe avere.
Quei "NO", così incredibili, che ti vien da mettere in dubbio che possano essere stati così tanti (il 45,95%!, non uno scherzo...), sono la voce del nostro passato, di mio padre che è morto di tumore al polmone dopo aver respirato per anni, in fabbrica, le polveri della lavorazione dell'acciaio, tra turni massacranti e scarso stipendio, sono la promessa per l'avvenire dei miei figli a cui insegno l'equità sociale, la giustizia e il dovere di ribellarsi alle ingiustizie ma anche ai privilegi.
Avrei voluto vederli quegli operai, quelli lì, quelli del "NO", la sera che han votato: son certa, erano pieni di passione, con un'emozione in più tra lo stomaco e il cuore, proprio qui, nel mezzo, nonostante l'epilogo certo della vittoria dei "SI", beffardi e pieni di forza.
Quella sera han fatto l'amore con le loro donne, è sicuro.
E la vita, per un giorno, si è fermata su quel "NO": nient'altro ha avuto importanza. Nè Marchionne, nè la crudeltà di strumentalizzare uno strumento di partecipazione democratica in maniera tanto immorale, nè le coseguenze a cui andavano incontro.
Quel "NO" è stata una rivoluzione, che piaccia o meno.
Ed è solo l'inizio.
FRANCESCO MUSANTE
La materia dei libri è costituita dalle sottigliezze della vita.
lunedì 24 gennaio 2011
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5 commenti:
Proprio quello che volevo sentir dire. Proprio le parole giuste, per quella dignità, quell'orgoglio, quel coraggio che ha spinto così tanti a non cedere ai ricatti, a non svendere il PASSATO dei padri che lottarono per ottenere certi diritti e il FUTURO dei figli, ipotecato da contratti sempre meno umani.
Grazie per averlo scritto.
Anche noi a nostro modo diciamo no: domani sera io e Samantha alla cena in sostegno della Fiom, giovedì mattina a far volantinaggio al mercato...perchè la vera sconfitta sarebbe che quegli operai fossero lasciati soli...
Nel nostro Paese abbiamo infinità di date, che ricordano qualcosa o qualcuno, ecco, quel giorno, quello della "vittoria" del "SI," dovrebbe essere ricordato come il giorno della "Vergogna" per chi, venduta la coscienza, spacciava quel risultato come capacità di autodeterminazione dei lavoratori.
Si cara Wilma, qualcosa è cambiato con quei "NO," sarebbe bello credere che i "nostri," rimasti colpevolmente in silenzio, ne prendessero atto.
In gamba!
Miranda, sono con voi alla cena e al volantinaggio...Non possiamo arrenderci! Venerdì mattina l'adolescente aderirà alla sciopero regionale con la Fiom: è già in fermento!
Gianni, un abbraccio. Le tue riflessioni sono sempre così puntuali! Grazie.
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