Ho pensato tanto all'importanza dei riti, degli anniversari festeggiati, delle ricorrenze commemorate. Io che son sempre stata poco interessata alla ritualità, alla forma, a "ciò che conviene", io che nelle circostanze in cui veniva richiesto mi lasciavo trascinare dalle consuetudini famigliari con poca convinzione, per non dispiacere gli altri, dicendomi ogni volta:"se dipendesse da me...", sono stupita, frastornata, confusa per tutto quello che, dentro, mi procura questa data, per l'esigenza che ho di ricordarla, fissarla nel tempo, per come, ogni volta, mi rinnova il dolore della tua perdita e, nello stesso tempo, mi aiuta a congedarmi da te. Perchè quel giorno è più forte degli altri la tua mancanza e, nello stesso tempo, la tua vicinanza? Perchè già dal mattino la sensazione di essere ferita e privata di una parte importante mi invade più degli altri giorni e, parallelamente, i ricordi si accavallano e insieme alla malattia ci sono i giorni in cui abbiamo riso insieme e litigato e abbiamo condiviso momenti importanti?
E' la seconda volta che si ripresenta questo 27 settembre da quando te ne sei andato ed io lo aspetto con sacra ritualità. Credo non sia passato un giorno, da allora, senza che il mio pensiero sia andato, nella giornata, almeno una volta a te, ma in questa ricorrenza mi sembra che il tempo in cui posso ricordarti si dilati, che io sia autorizzata a lasciare che i miei pensieri appartengano solo a ciò che ho ancora di te, a tutto quello che la memoria conserva. Che rapporto difficile tra di noi! Per somiglianza e differenze e bisogno mio di prendere le distanze per diventare grande. Ti criticavo e ti apprezzavo profondamente, tutto insieme. Da bambina avrei voluto tanto che tu fossi diverso: più disponibile agli abbracci, più tenero e indulgente, ma ricordo anche la sensazione di sicurezza che la tua presenza mi dava: ho sempre pensato che nessuno avrebbe potuto batterti. Purtroppo non eri stato abituato alle parole, alla comunicazione, alle affettività manifeste. Il tuo amore è sempre stato nei gesti. Nella presenza indiscutibile. Senza forse nè ma, senza dubbi nè cedimenti. Tu c'eri. Ci sei sempre stato. Tenace e criticone. Sgarbato e simpaticissimo. Orgoglioso e forte. Una roccia. Come hai fatto ad ammalarti? Come ha fatto "il male" a conquistarti e sopraffarti? A volte, per consolarmi, penso che tutto abbia un senso, che ci sia un ordine perfetto, una giustizia commiserevole e che, forse, la tua malattia ci ha permesso quella vicinanza fisica, quella comunicazione, quell'intimità, che non avevamo mai condiviso. Ti ho abbracciato tanto in quei giorni, mi son presa cura di te, ti ho allacciato camicie e scarpe, ti ho pettinato e mi sono affannata a comprarti qualche cibo "speciale" perchè tu mangiassi almeno un pò. E alla fine eri così piccolo e indifeso che faticavo a ritrovare in quelle ossa ammalate mio padre. Non ho più fede purtroppo, l'ho persa nel corso della vita, per questo non credo che ci ritroveremo un giorno. Ma non importa. Perchè tu sei già con me. In realtà non ci siamo mai lasciati.
3 commenti:
Cara amica, che aggiungere? Le tue parole mi hanno molto commossa. Ci sono perdite e mancanze per le quali il tempo sembra non passare, date che si cristallizzano nella nostra memoria, anche inconsapevolmente, nel nostro io più profondo e persino nel nostro corpo che quando crediamo di poter trascurare, andare avanti, far finta di niente, non ce lo consente. Sono passati per me 26 anni da quel giorno, un tempo enorme, lunghissimo, quasi una vita e pure anche per me, che come ben sapete puntualmente dimentico ogni ricorrenza, data importante o compleanno, è sempre una giornata critica. Siamo state fortunate, abbiamo avuto padri che ci hanno amate, protette, sostenute. Vivremo di rendita a lungo grazie a quell'amore silenzioso, affidabile, costante. La serenità che ci ha regalato la sicurezza del loro sostegno, della loro presenza, del loro affetto orgoglioso non la perderemo mai. GRAZIE
cara wilma, che dire oltre?... certe date anche per me sono indelebili nella memoria perchè segnano il giorno di quello che è stato, e non sarà piu'. Quando muore un genitore, sai che niente sarà come prima, mai.. ti mette di fronte al fatto che c'è una fine, magari lo sai, ma mai come in quel giorno te ne rendi conto. Dolorosa consapevolezza, di essere in fondo soli.. un abbraccio
Il nostro appuntamento qui in mansarda,Amiche,(apprezzando tra l'altro anche la compagnia della nostra piacevole ospite..)ci consente di scambiare chiacchiere,risate,di esorcizzare le nostre paure,timori,gridare la nostra rabbia ma anche fissare i nostri pensieri,le nostre emozioni i ricordi..grazie per averlo condiviso con noi. Un bacio Amica.
Posta un commento