Preferirei dipingerti che parlar di te. Colori, pennellate, schizzi, immagini di cielo, riuscirebbero meglio a descrivere l' immagine interna che ho di te che, magari, non ti rappresenta affatto. Sei un'opera d'arte in costruzione e, come tale, assumi mille forme, richiami idee, rispolveri ricordi. Appari ora uccello, poi ratto, prima pianta radicata e, di colpo, fiore di campo. Mi metti paura, nel tuo divenire; non solo per quello che di te mi nascondi, con intenzione, ma anche per quella parte di cui neppure tu sei consapevole e che è solo un abbozzo. Schivo, di poche parole, idealista e profondo, introverso, sgarbato, per nulla diplomatico. A volte ti guardo e mi chiedo quale intreccio di geni, relazioni, affetti ed esperienze racchiudi. Sei tale e quale a mio padre, tuo nonno: l'ironia, l'intuizione, l'intransigenza, lo sprezzo per le chiacchiere, sono sua eredità. Ma sei simile anche a tuo padre: hai la stessa sua passione per ciò che è nuovo, per il progresso e la novità. Aneli, come lui, il viaggio, la scoperta: le radici sono zavorra, il consueto ti annoia. Peccato che hai perso "il vizio" di dirmi che mi vuoi bene e ti è più facile, ora, ferirmi, farmi capire che non hai bisogno di me. Hai una voce da uomo, un passo deciso, sei ingombrante e faticoso, disordinato e indolente, ora canti a squarciagola, ora ti chiudi a chiave in camera tua, senza appello; non ti dirò che mi manca il bambino che eri, coccolone e attento, perchè, ormai l'ho imparato, non si dice, ti fa male. In certi momenti mi assale l'angoscia di non essere all'altezza del compito: davanti alle tue richieste sono come un funanbolo, alla ricerca di equilibrio tra l'ascolto, la possibilità, il porre freni e dare regole. Davvero son così responsabile di ciò che sei, di quello che diventerai? Sicuramente ti ho precluso opportunità, ti ho sbarrato strade, ho costruito sentieri; involontariamente ti ho plasmato, indicandoti priorità, coinvolgendoti in alcune e non altre esperienze, insegnandoti ciò che per me è bene, ciò che è male. Sono una madre, tutto qua. Nè mentore, nè guida, ma madre che è stata figlia. Mi capita di pensare che, forse, nella relazione tra noi, sono in debito con te: ho più preso che dato. Son cambiata: mi hai arricchito, cresciuto, fatto sentire importante e conoscere i miei limiti. Ho conosciuto il senso di responsabilità che toglie il respiro, il sonno, che fa venir le rughe. Ho scoperto quanto sia ancestrale, animalesco, l'istinto di protezione, che potrebbe portarmi ad uccidere. Ho imparato che c'è amore nella separazione, nel lasciare andare. E non mi stupisco più del nostro intenderci, immediato, con un solo sguardo. Sarei ipocrita se non ammettessi che attendo la fine della tua attuale guerra, che mi vede nella fila dei nemici; ma non ti desidero spogliato dell'armatura, bensì in lotta, a conquistar te stesso, con dubbi e pensieri a milioni e pure qualche prezioso istante di gioia pura, di brio e risate. Come son curiosa di vederti crescere...
FRANCESCO MUSANTE
La materia dei libri è costituita dalle sottigliezze della vita.
martedì 6 marzo 2012
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10 commenti:
Molto bello!
Si potrebbe intitolare alla Calamandrei "elogio di un figlio maschio scritto dalla mamma".
Tra le tante cose di pregio, segnalo il bel passaggio in cui viene riconosciuta la somiglianza al papà.
Finalmente delle belle parole scritte da una madre, una goccia in un mare di negatività contro noi poveri padri.
f.to: un padre che -stremato- aspetta la fine della guerra.
:-/
A mia madre sarebbe piaciuto, saper parlare d'amore ai propri figli, come tu hai fatto col tuo. Anche lei, ne sono sicuro, ti avrebbe detto: Brava Wilma, sei una buona mamma.
Abbraccio.
Quante emozioni, pensieri, impressioni in poche righe...
bellissimo ritratto!!!
A Gianni-solo: Ciao padre stremato che aspetti la fine della guerra! Benvenuto nel club! Che fatica, qui c'è bisogno di SVAGO!!!!
Gianni-Gianni: smack! Grazie, di cuore.
Miranda, vorrei tanto che tu ci mettessi la penna, correggendo la punteggiatura dove sento che stride! Avevo un disperato bisogno di scriverlo, come un parto! Il valore terapeutico della scrittura...
oh Wilma, che meraviglia... le tue parole, non la guerra che stai combattendo e che - sigh - toccherà pure a me tra qualche anno... eppure raccontata come l'hai fatto tu è quasi affascinante. Una stoica avventura dalla quale se ne esce più adulti, più ricchi... stupendo...
Pol...Grazie!
prima di tutto mi associo in toto a tutti i buoni giudizi espressi dagli amici prima di me.
Wilma, siamo in due a volere l'armistizio: io e mia moglie. Al momento, un pauroso virus gastro-intestinale ha messo K.O. la grandetta. La piccola è una coccolona di 10 anni col suo bel caratterino. E' una tregua per noi, quasi come quelle sul fronte occidentale della I guerra mondiale. La più bersagliata è mia moglie, chissà perchè le mamme sono oggetto degli strali delle figlie 13enni. Ma anche io avuto il mio "bel" bombardamento a tappeto.
Sì, ci vorrebbe s*v*a*g*o ...ti ricordi la crociera ROYAL CARIBBEAN di alcuni mesi fa? Bene, vogliamo i nostri 2 (due) biglietti, ma senza Schettino ! ;-)
che fatica.
Amica..belle, intense queste righe.. e intanto davanti agli occhi ho il sorriso del ragazzo..quel mezzo sorriso che quando me lo regala mi fa sciogliere...! E sono solo la Zia.. ; )
Giaani-solo: cosa stiamo aspettando??? ANDIAMO!!! ps.Anche noi ci consoliamo con un coccolone undicenne che, per ora, ancora ci adora!
Sam, zia, ti ringrazio perchè il tuo affetto e la tua visione ottimistica mi son sempre state d'aiuto.
va bene allora partiamo ;-)
tutti a bordo.
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