In quei giorni la Storia, inarrestabile e impietosa, arrivava a Berlino con passi di baldanza. Crollava quel muro odioso che divideva Berlino e il mondo intero. Lo vedevamo, attraverso lo schermo della tv nel telegiornale delle 20:00, fatto a pezzi a tempo di musica da folle di giovani ventenni esultanti e in festa. Li guardavamo, increduli, quei nostri coetanei berlinesi ballare, felici, sulle macerie. Liberi finalmente. E pieni di speranza.
Io avevo, allora, vent'anni. Vent'anni appena compiuti, una vita davanti piena di promesse e una tenace, ingenua convinzione. Quella di sapere già tutto. Mentre non sapevo un bel niente.
Crollava il Muro e, implacabile e misteriosa, la Storia cambiava direzione e metteva fine ad un'epoca. E così, da quello schermo, io assistevo, sbigottita, gli occhi umidi di lacrime, alla fine di un Mondo. Può sembrare strano, oggi, e molti, nati dopo quel 1989, non capiranno, ma quei giorni non furono giorni di festa per tutti. Infatti, per alcuni di noi che, ingenuamente, avevano creduto di poter costruire un mondo diverso, una società più egalitaria, e più giusta, sotto quelle macerie si seppelliva un Sogno. Scompariva un'Idea. Per quelli di noi, che quel Sogno condivisero e perseguirono, il crollo del Muro lasciò un vuoto incolmabile. Improvvisamente ci ritrovammo orfani, ad aprire gli occhi su una realtà spietata che non eravamo riusciti a vedere. Noi che, ostinatamente, avevamo cercato di non udire il sinistro scricchiolio delle travi che cedevano e delle crepe che si aprivano, sempre più ampie, sempre più pericolose, ci accorgemmo del crollo solo di fronte alle macerie fumanti. La Storia, inarrestabile, noi non la sentimmo arrivare. E ci lasciò così, inermi, e sgomenti. Improvvisamente orfani. E senza speranza.
Perchè il Muro nel suo ineluttabile crollo, trascinò con sè anche la possibilità di immaginare altri modi di stare su questo mondo, di crescere e di prosperare insieme. Da quel giorno ha prevalso un unico, totalizzante, modello di società. Quello occidentale, che, dopo la caduta del Muro, ha rotto ogni indugio e sta precipitando, irresponsabile e senza freni verso i suoi eccessi. Questo modello è rappresentativo di una società che persegue il piacere personale ed immediato prima di tutto, invoca il perseguimento ossessivo dei propri interessi, esalta il guadagno facile, le speculazioni selvagge e il successo immeritato, si ammanta di moralismo e se ne fotte dell'etica e del bene comune. Una società in cui un individuo è valutato in base a ciò che possiede e alle amicizie importanti su cui può far leva e non dalla coerenza e onestà dei propri atti. Una società che ama l'arte e la cultura solo come fonti di immediato guadagno. Una società che proprio non mi piace.
Sbagliavamo allora. Ma inseguivamo un sogno. Avevamo un'alternativa. Potevamo pensare che un altro mondo era possibile e a portata di mano.
Dopo vent'anni, il vuoto lasciato dalla caduta del Muro di Berlino ancora niente l'ha colmato. Allora non scesi in piazza a ballare e a festeggiare. E, francamente, non mi sento di festeggiare neanche oggi.
6 commenti:
Hai espresso una grande verità che mi sento di condividere.Oggi la società è cambiata si, ma in peggio. Pensare al tornaconto personale pare sia diventato il nuovo credo di riferimento. Come se fosse eticamente lecito, come fosse la mossa più saggia. Notiamo sempre meno solidarietà e in questo senso ci stiamo impoverendo sempre di più. Non stiamo regalando un buon esempio alle giovani generazioni, questo è sicuro.
Bentornata! (spero...)
Bentornata Miranda! Hai centrato...
E' proprio quello il problema: Il Vuoto.
Riempire uno spazio fisico, è forse più facile che, riempire un vuoto spirituale.
E il crollo del Muro, di vuoti ne ha lasciati veramente tanti.
Idee, sogni, speranze, cambiamenti...
Le delusioni per le aspettative mancate, e a volte tradite, hanno accomunato migliaia di persone, che oggi guardano con occhi diversi, a quel Muro che non c'è più.
Angeloazzurro d'accordo con te...potremo fare meglio...
Monteamaro, grazie per aver capito e condiviso. Questo post è in controtendenza rispetto ai festeggiamenti della ricorrenza, lo so, ma io ho un pessimo difetto: sono una che non dimentica. Non dimentico senzazioni, emozioni, delusioni, paure provate. Neanche se sono oramai passati vent'anni (oddio ma davvero sono passati vent'anni? a me sembrano meno, cinque o sei, sette al massimo, non di più...). Rispetto alla caduta del muro e a ciò che ha voluto dire dovremo farci più domande, scavare un po' sotto... Pare invece che ci sia stata quasi una rimozione collettiva... sì, credo proprio che ne dovremo riparlare...
Wilma! Purtroppo non dipende da me, come sai, è talmente difficile collegarsi qui in questo buco, ops volevo dire Valle Incantata. Senza contare che poi più volte è accaduto che i commenti fatti ai tuoi ultimi bellissimi post non me li ha pubblicati. Una gran fatica...
A presto. Dobbiamo vederci...abbiamo così tanto da raccontarci.
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