Odia la scuola, mio figlio.
E' sempre stato un bambino intelligente. Curioso, intuitivo, interessato a tutto. Desideroso di sapere ogni cosa, ascoltava attento le risposte alle mille domande che poneva. Domande argute che, talvolta, mi mettevano pure un po' in difficoltà. Ma perchè la Terra sta sospesa nello spazio e non cade? Quando si muore, dove si va? Ci stupiva con le sue intuizioni, la sua voglia di capire, la velocità con cui faceva calcoli a mente. Ma tutto questo era prima. Prima della scuola, con le sue sanzioni, le note, i brutti voti. Era prima dei quadernoni con le pagine dagli angoli arricciati, prima dei compiti da rifare, dei dettati da copiare senza errori. Era prima delle regole da imparare a memoria, delle frasi tracciate con quella grafia incerta e cianciucata con le a che sembrano o, le elle troppo basse, le e troppo alte. Prima delle doppie dimenticate, degli accenti smarriti, delle maiuscole pedute. Prima di tutti quei segni rossi a sancire un'incapacità.
Odia la scuola, ostinatamente, di un odio profondo come per chi ti ha deluso e a lungo ferito. La scuola, che, come un re Mida al contrario, o come l'anello di Lavinia, trasforma tutto ciò che tocca in cacca, riduce ogni sapere a compito ingrato e noioso, trasforma ogni interesse in pedissequo studio mnmonico, riconduce ogni apprendimento a deprimenti test di verifica. La scuola che nega il piacere di conoscere scoprendo e sabota la capacità di imparare divertendosi. Lui che si divertiva a decifrare, sapiente, il mistero dei segni che formano le parola, ora odia leggere. Lui che calcolava, efficiente e veloce, il valore delle percentuali, ora che la scuola glielo richiede ne è divenuto incapace. Mistero dell'amore e della conoscenza. Che pretendono la libertà, il rispetto, lo scambio gratuito. Invece odia la scuola, mio figlio. Perchè è il luogo sleale che consacra la sua diversità, ratifica inesorabilmente la sua inferiorità, stigmatizza la sua irrimediabile inadeguatezza ed incapacità di corrispondere alle aspettative. Con quanta violenza inutile vi si sottolineano e sanzionano i suoi errori. Con quanta pedanteria si punta il dito sempre e solo sulle mancanze, sulle difficoltà, sugli insuccessi. Con quanta sterile inflessibilità si nega il percorso fatto per rimproverare quanto resta ancora da percorrere. Ed allora è guerra. Un'interminabile lotta impari da cui Il Piccolo esce sempre sconfitto ed umiliato.
Mi sorge un dubbio: ...non sarà che... anche la Scuola odia mio figlio?
9 commenti:
Forza, Miranda, la strada è ancora lunga, purtroppo...Tra alcuni mesi, alla fine di questo anno scolastico, inizierà una nuova esperienza: incrociamo le dita, potrebbe incontrare, finalmente, persone che sono davvero insegnanti, quindi disponibili a promuovere le mille risorse presenti in lui!
ps. lo sai che capisco, più di altri, quello di cui stai parlando...
Pensavo la stessa cosa: il prossimo anno nuovo ambiente, nuove insegnanti..speriamo più comprensive ma soprattutto più capaci di quelle attuali!! Sarò di parte, sarà che sono la zia.. ma
a me non sono mai piaciute!!
Forza Piccolo!!
A parziale tua consolazione cara Miranda, ricorda che tutti i futuri geni, hanno avuto vita difficile e conflittuale con gli studi.
Il tuo piccolo quindi, rientra a pieno titolo tra i possibili nuovi "Cervelloni!"
E poi da una mamma speciale, non può che venir fuori un Piccolo Speciale!!
Buon inizio settimana, e pacche sulle spalle per il pargolo!
"...riduce ogni sapere a compito ingrato e noioso, trasforma ogni interesse in pedissequo studio mnmonico, riconduce ogni apprendimento a deprimenti test di verifica. La scuola che nega il piacere di conoscere scoprendo e sabota la capacità di imparare divertendosi. ..."
Un passaggio che al liceo ho sempre sentito quanto mai mio. La mia ostinazione mi portò a rifiutare il concetto di voto, non guardai più pagelle e pagellini per tutti gli ultimi tre anni. Cominciai a studiare molto di più per conto mio ciò che dicevo io; anche se il rendimento a scuola magari ha perso qualche punto, io mi sono sentito libero di seguire al meglio le mie aspirazioni. E ne sono contento :)
Penso che nella scuola "classica" facciano fatica a inserirsi due categorie di bambini: quelli ipodotati e quelli iperdotati. Presumo che tuo figlio rientri in quest'ultima categoria. Le maestre si sentono a disagio davanti a un alunno molto intelligente, ed è anche capibile. Ti racconto solo una cosa: mio nipote, iper, lettore compulsivo, durante una vacanza con la scuola in seconda o terza elementare si portò in valigia il signore degli anelli, e la PRESIDE gli disse che non era lettura adatta alla sua età.
Coraggio! Ci vuole tanto coraggio...Ho seguito per tanti anni una bimba dislessica nei compiti a casa...una fatica immane...e poi io non ho nessuna nozione di pedagogia...ma andavo col cuore e con il buon senso. Lei faceva un'enorme fatica a leggere, quindi si stancava subito. Allora leggevo e ripetevo io per lei, a casa mia disegnavo mappe concettuali per la storia, per la geografia che le proponevo il giorno dopo e sulle quali fissava le idee...Alla fine, da caso irrecuperabile per le insegnanti, è riuscita a strappare un BUONO alle scuole medie!! Un successone. Coraggio cara, coraggio. E' dura ma vedrai che tutto si sistemerà.. Abbracci.
Ci sarebbero molte cose da dire sul tuo scritto ma quello che maggiormente mi colpisce è la distanza tra la realtà familiare e quella scolastica: possibile non ci sia nemmeno un minimo punto di incontro, un tentativo di dialogo, una modalità che permetta il superamento di posizioni così lontane?
Qualcosa certamente non ha funzionato in quella che avrebbe dovuto essere una continuità educativa.
Caro Gianni, un cervellone?sarà...sì, bo, può darsi...ma io volevo solo che fosse sereno...
Fuma, sì molto difficile per tutti quei bambini che, in un modo o nell'altro, non si conformano al modello.
Serena, quasi quasi te lo mando... un giorno magari scriverò di tutte le tappe attraversate, i percorsi intrapresi, gli specialisti consultati...ecc.. in un'odissea infinita, umiliante e anche molto molto costosa.
Amatamari, io ho perso le speranze. Naufragata definitivamente l'idea di remare tutti dalla stessa parte, con gli stessi mezzi, le stesse prospettive. Non so, talvolta difronte a tali difficoltà quotidiane, alla tardività e scarsazza dei risultati, all'eventuale fallimento, le insegnanti hanno paura di mettersi in gioco, di mutare metodi ed aspettative... meglio riversare le colpe all'esterno, sul bambino, e il carico apprenditivo sulla famiglia.
Perche non:)
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