Questa storia della crisi mi è venuta a noia. Prima non c'era, c'erano solo i catastrofisti che portavano sfiga, poi in Europa c'era ma da noi no, poi era già passata, poi c'era un pochino ma noi meglio di tutti la stavamo superando, poi l'avremmo superata bene se non fosse stato per la Grecia, poi pure la Spagna ma noi no, poi....
Ora nessuno dice più che la crisi non c'è. Si sono accorti che la crisi economica fornisce un utilissimo pretesto per mettere in discussione quei diritti che i lavoratori si sono conquistati in anni ed anni di lotte sindacali. Eccolo il subdolo ricatto: se volete lavorare dovete accettare queste condizioni. Sennò chiudiamo, licenziamo, delocalizziamo la fabbrica. E voi restate senza lavoro. Di fronte a questa prospettiva quanti onestamente possono rifiutarsi?
Ho sempre creduto che la storia umana seguisse un corso progressivo, ci portasse cioè verso condizioni migliori, che la modernità significasse stare tutti meglio. Così del resto era stato nel corso del Novecento. Pare invece che oggi la storia abbia invertito la marcia e stia procedendo all'indietro, verso condizioni lavorative di sfruttamento, di negazione dei diritti, di precarizzazione, di minore sicurezza, di ricatto morale. E ci vogliono far credere che ciò sia inevitabile. Perchè i cinesi producono di più e costano assai meno, e così anche i rumeni, i polacchi e chissà quanti altri lavoratori nel mondo. E allora ci chiedono di rivedere i nostri contratti di lavoro, renderli più flessibili, adattarli alle condizioni imposte dal nuovo modello di sviluppo economico. O chiudere. Questa è la soluzione di Marchionne. Di Sacconi. Di Bonanni. E di molti altri economisti e politici che non hanno mai lavorato alla catena di montaggio. Bravi! Ecco perchè guadagnate così tanto. Per trovare soluzioni geniali come questa. Che gravano brutalmente sulla pelle degli altri. Dei lavoratori italiani.
Quanto violenza c'è nel grido di Bonanni che vuole una, cento, mille, Pomigliano!
Quanto è lecito sacrificare, in diritti, in sicurezza, in libertà sindacale, in nome del lavoro?
Eccolo l'accordo di Pomigliano che Bonanni vagheggia come miracoloso:
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turni di 8 ore con pausa mensa alla fine del turno di mezz'ora. (si lavora alla catena per 7 ore e mezzo consecutive!);
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pause ridotte: tre di 10 minuti (o la pipì o il caffè, perchè per entrambi non c'è il tempo);
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straordinari obbligatori di 120 ore l'anno, estendibili per esigenze produttive a 200 ore annue (ben 5 settimane all'anno!!!);
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formazione obbligatoria non pagata e con trasferimenti a carico del dipendente. Una maggiore formazione se pure costosa per il dipendente non porterà a un aumento di stipendio;
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la produzione è estesa su sei giorni la settimana, si lavora fino alla notte del sabato.
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possibilità di licenziare per l'Azienda qualora un dipendente non rispetti il Patto.
Dell'impegno di Fiat di investire milioni per la produzione della Panda, nel contratto non c'è scritto nulla. Forse basta la parola? C'è scritto invece che l'Azienda farà ricorso alla cassa integrazione per due anni durante la ristrutturazione dell'impianto.
Bravo Bonanni hai di che essere orgoglioso!
Ed intanto la Ducati, per aumentare la produttività, si appresta a togliere agli operai i 5 minuti tradizionalemente concessi per lavarsi le mani (attività impegnativa e non semplice a causa degli olii usati). 5 minuti!
Comunque io non ci sto! Son convinta che piuttosto che importare noi modelli di produzione basati sullo sfruttamento sia necessario esportare il nostro modo di dare dignità al lavoro e sicurezza ai lavoratori. I nostri diritti sono a rischio se non diverranno i diritti di tutti i lavoratori di tutto il mondo.
Quanta strada c'è da fare!
Io sto con FIOM e domani sarò in piazza!
5 commenti:
io ti adoro, analisi lucida e dettagliata. ho linkato il post sul mio blog.
Grande Miranda, ora lo spedisco a Lilliana con due elle
Purtroppo domani nn potrò venire..ma ti penserò e sarò li con tutti voi!! Grazie Miranda..come sempre x la lucidità di analisi!!!
Il sindacalismo... quello vero, è purtroppo fuori moda già da un pezzo.
Troppi tavoli (imbanditi riccamente) per molti figuri, che di sindacalismo non ne sanno un accidente. Sono lì, per caso o per altro, ma che comunque poco hanno a che fare con il lavoro; Se poi a questo aggiungiamo politici imbelli e ruffiani, la stanchezza, il disincanto, la perdita di speranza di moltissimi italiani: Signori la Crisi è servita! Era anche questo il senso della mia "Bandiera bianca."
Ma come dice il nostro amico "Pol"
C'è sempre un motivo per sperare!
Idealmente sarò al tuo fianco, tienimi un posto... Hasta siempre Miranda!
Vorrei essere lì con te. Non vedo l'ora di sentire i racconti...
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