La manifestazione di sabato della FIOM si è svolta tranquillamente, senza scontri, senza vetrine spaccate, auto in fiamme, cassonetti rovesciati. Una marea di gente, armata solo di bandiere e fischietti, ha sfilato pacificamente per le strade del centro di Roma. Nonostante le previsioni meteorologiche, nessun temporale a rovinare la festa: solo qualche gocciolina innocua, un venticello intrepido a far sventolare le bandiere e, per chiudere, un bel tramonto arancio e benaugurante. In effetti, gli stranieri c'erano, come gli immigrati di Rosarno, i raccoglitori di pomodori di aziende agricole del meridione, le ragazze rom che ballavano sul palco, gli operai extracomunitari di certe fabbriche del nord est. Infiltrati però non erano. Ma pacifici manifestanti venuti a chiedere lavoro, diritti, dignità, sicurezza. Proprio come i lavoratori italiani di Eutelia, gli operai di Melfi, i cassaintegrati della Vinyls, i precari della scuola, i metalmeccanici di Pomigliano. Impossibili qui le distinzioni; ci avvicina e ci accomuna un'unica sofferenza. La precarietà, la mancanza di sicurezza sul lavoro, la paura della disoccupazione per chi ha ancora un lavoro, la difficoltà a trovalo per chi non ce l'ha mai avuto o l'ha appena perduto. Il corteo è variegato, colorato e rumoroso. Ma non c'è violenza. Persino la rabbia appare contenuta. E allora è evidente che i violenti sono altri. La violenza è altrove. La violenza è nell'indifferenza della politica incapace di ascoltare, comprendere, accogliere questa sofferenza. Incapace di dare risposte. La violenza è nella ostilità del ministro Sacconi che minimizza e si schiera con l'impresa. La violenza è nella prudenza di Bersani che decide di non esserci. La violenza è nell'oscuramento dei media. La violenza è nei sospetti del ministro Maroni che paventa violenze e scontri feroci. E' in quella subdola, allusiva preoccupazione che ci fa apparire tutti quanti dei pericolosi terroristi. La violenza è nel ricatto di Marchionne che scambia il lavoro con i diritti. E nell'accordo sciagurato di Bonanni che cede al ricatto. La violenza è nella superficialità del ministro Tremonti che prospetta la sicurezza sul lavoro come un'inutile lusso che non possiamo più permetterci. Che le imprese non possono permettersi. La violenza è nell'oblio di quei morti sul lavoro, mai ricordati, mai rimpianti. La violenza è in questa assenza di prospettive, di speranza, di futuro. E' questa rassegnazione al peggio.
La violenza è altrove. Ma non verrà smascherata.
*Cosa c'entra la Francia cui è dedicato il titolo, direte voi? Non c'entra, infatti. Ma i nostri telegiornali, così bravi a censurare le quotidiane proteste italiane, gli dedicano molto spazio da diversi giorni. Chissà... forse le proteste altrui fanno meno paura.
3 commenti:
e che dire di Dalema che durante la trasmissione della Gruber su la7 dice che i cartelli contro bonanni non sono stati una buona idea?
Io dico che a lavorare in fabbrica non c'è mai andato...o forse dovrei dire semplicemente: a lavorare.
io sto coi francesi , i minatori, i pastori ...
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