Proprio perchè non vogliamo apparire discriminanti finiamo per mettere in atto comportamenti così forzosamente anti-razzisti da stigmatizzare, nostro malgrado, la diversità.
Il vice-sindaco, di rifondazione comunista, è tanto anti-razzista da aver sancito che l' extracomunitario o il nomade o il clandestino o l'ex-detenuto è, indiscutibilmente, persona a cui garantire tutta una serie di servizi assistenziali che, spesso, data la penuria di risorse, non sono così facilmente usufruibili da tutti gli altri cittadini.
Niente di più razzista!
Non viene valutato se la persona in questione è in grado di lavorare, se le stesse opportunità sono garantite a tutti coloro che presentano lo stesso bisogno, se c'è la possibilità di attivare risorse personali o familiari o culturali.
La diversità è marchiata sulla pelle, con il fuoco.
E si crede di agire nel rispetto dei diritti umani.
Si crede di garantire l'uguaglianza, di sancire l'equità.
In realtà queste persone usufruiscono di tali interventi proprio perchè la loro diversità è considerata l'aspetto saliente. Il ragionamento della "nostra giunta" appare questo: "prima di essere una persona sei un nomade, sei un marocchino, sei un ex-tossico...ed io che son progressista non mi faccio confondere dai pregiudizi, non sono come quelli di destra...". Ripeto, niente di più razzista!
Ricordo, a proposito di questo, un giorno d'estate di anni fa. Avevo, credo, non più di vent'anni. Era una mattina d'estate. Mi trovavo in stazione per raggiungere degli amici con cui avrei trascorso la giornata. Mi si avvicina un ragazzo di colore. Poco più grande di me. Cerca di "attaccare bottone". Attivo, immediatamente, il ragionamento sopra-descritto. Non sopporto l'idea che mi creda razzista. Voglio essere accogliente. Fingo di non notare la sua diversità. Il risultato è che sono eccessivamente disponibile. Troppo sorridente, troppo carina, troppo socievole. Non me ne rendo conto subito, anzi, al momento non ne sono assolutamente consapevole. Mi sento molto progressista. Condanno tutte le persone piene di pregiudizi. Arriva il "mio" treno; è anche il "suo". Saliamo insieme. Stesso scompartimento. Siamo soli. Io ancora troppo sorridente, troppo carina, troppo socievole. In una parola: disponibile! Così arriva, inaspettato per me ma assolutamente comprensibile dato il contesto, il suo approccio. Deciso, scevro da fraintendimenti, franco...Ricordo la paura, immediata, lo scatto repentino, la fuga. E il ragazzo che rimane immobile. Confuso forse. Vittima di un episodio di razzismo al contrario, o di razzismo puro e stop, mascherato di belle parole e ideologie integrative.
16 commenti:
Bel post Wilma,
Sotto la voce Razzismo hai toccato una serie di tematiche legate al tema dell'educazione alla differenza.
Credo che lo spirito di clan, di tribu, di razza, siano dei moti innati e inevitabili dell'animo umano.
Parlando di massimi sistemi, siamo addestrati e programmati per riconoscere i nostri simili e temere e diffidare di chi e' "diverso". Diverso sia dal punto di vista fisico che culturale. Hai voglia poi di affermare, come fanno alcuni genetisti, che le razze non esistono, sono secoli se non millenni che sulle differenze si costruiscono "sistemi".
Su questo strato fisico si "adagia" la cultura e la consapevolezza razionale che l e cose sono differenti, e che alla fine "siamo tutti uguali".
Il problema e' che alla fine siamo tutti uguali, ma nasciamo tutti diversi, da qua le "affirmative action" tipiche della visione Democratica, che queste differenze cercano di colmare.
Il problema, come affermano i critici, è che le "affirmative action" rischiano a loro volta di creare discriminazioni, come infatti segnali nel tuo pezzo.
Nel tuo pezzo, sei infatti andata al cuore del problema.
Se ci sono delle differenze, una società democratica ed egualitaria, in grado quindi di garantire a tutti i medesimi diritti, dovrebbe cercare di appianarle .
Ma chi decide quali sono le differenze che debbano essere appianate?
Conterà il censo? Lo stato familiare?
Le invalidità?
Le invalidità dei figli o degli altri membri della famiglia?
Il colore della pelle?
quello degli occhi?
La statura?
Il rapporto massa grassa massa magra?
Qua il rischio e' di creare effetti distorcenti piuttosto che armonizzanti, come poi denunci tu.
E qua il mondo si divide in due grosse categorie.
Quelli che credono alla mano invisibile del mercato e della competizione sociale.
E quelli, invece, che credono un sistema politico della comunque provare a gestire alcune ineguaglianze, magari evitando di cadere nel ridicolo o di generare piu' ingiustizie di quelle che vorrebbe sistemare.
Orpo che tirata. Ma se facevo un post nel mio blog e trackbaccavo?
Vabbe' un'altra volta.
Il rischio di essere "razzisti" esagerando nel tentativo di non esserlo c'è. Non sono però completamente d'accordo con te su quanto dici anche se capisco l'amarezza che provi tu che di fronte alle tante storie di deprivazione che ascolti spesso e alle tante situazioni problematiche che ti trovi ad affrontare non hai risposte concrete da dare per mancanza di risorse.
Credo anch'io che certi diritti e certe opportunità dovrebbero essere garantiti a tutti aldilà delle differenze e sulla base dei bisogni reali. Penso però che il problema che tu sottolinei stia piuttosto sul modo di intendere l'assistenza e di distribuire le risorse senza un concreto progetto di recupero, di inserimento lavorativo, di crescita e autonomia della persona che in quel dato momento della sua esistenza può aver più bisogno di altri. Lo Stato deve intervenire per riequilibrare situazioni di svantaggio sociale, economico, culturale. In che modo però deve farlo? Mediante contributi economici concessi a occhi chiusi? O investendo sulla persona, favorendo la sua autonomia, spingendola a mettere in campo le sue risorse, le sue capacità?
Sono completamente d'accordo con Miranda.
Vorrei ancora aggiungere qualcosa.
Il razzismo ha forme molto più ampie di quanto normalmente si creda. Ad esempio, non tutti sanno che c'è anche un razzismo degli africani contro i bianchi.
Anche l'atteggiamento assistenzialista è razzista, perché da parte di chi lo elargisce c'è una posizione dominante, dall'alto al basso.
Io ho la grande opportunità di operare in una comunità formata al 50% da persone del Ghana; tra noi c'è una costante ricerca di equilibrio tra la volontà di collaborare, dialogare, stare bene, e la difficoltà, la frustrazione, l'irritazione, a partire dai problemi di lingua, dalle incomprensioni, dalle tradizioni diverse, dai pregiudizi.
Però, c'è una cosa che credo dovremmo ricordare sempre, e questa volta parlo da emigrante, visto che ho lavorato anni all'estero: tutta la sofferenza, l'alienazione, lo spaesamento, la solitudine di chi è lontano da casa, fragile come una foglia d'autunno, soprattutto se solo, senza compagno/a o famiglia. Non voglio dire che gli immigrati debbano avere più diritti "perché stanno male", ma che ciascuno di noi, nei loro riguardi, dovrebbe ricordarsi che loro sono in una posizione di disagio, che genera nevrosi e aggressività.
Infine, vorrei dirvi che al peggio non c'è fine. Qui da me, a Verona, i vostri problemi non li abbiamo.
Date un'occhiata qui, poi, se volete, sono pronto a fare cambio ;-))
Ciao, cometa
Mi spiace, forse non mi sono spiegata bene...non capisco dove stia il disaccordo: il mio tentativo era propro quello di mettere al centro la PERSONA e di farlo considerando, a pieno, le sue peculiarità, le sue risorse. Volevo proprio sottolineare i mille aspetti del razzismo e, tra questi, quello di chi si sente progressista perchè "mette in albergo dei nomadi" negando la loro cultura, non promuovendo azioni di inserimento reale ma limitandosi a fare del "buono e appagante (per chi lo fa) assistenzialismo"...Cometa, ti assicuro, nella gente gli effetti del "nostro" assistenzialismo e della "vostra" repressione sono gli stessi. Bellissima discussione. Grazie anche a te Taz!
Wilma so che intendevi questo e so che è in questa direzione che ti impegni quotidianamente, anche con fatica ma sempre con molta determinazione e contro chi crede di fare già abbastanza offrendo contributi economici ad occhi chiusi. Anzi credo di aver imparato da te che prima di tutto di fronte ad una persona in difficoltà la prima cosa è offrirgli un'alternativa, la possibilità di riprendere in mano la propria vita, il proprio destino, la speranza di potercela fare. Lo devo a te che ogni giorno combattendo contro i mulini a vento della burocrazia, del qualunquismo, del paternalismo strisciante e dell'intolleranza provi a costruire un mondo migliore anche per gli "altri"
Cara wilma sono daccordissimo con te e mi hai anticipato il post :è lo stesso che volevo fare io.
Io dico,perchè dobbiamo ad ogni costo essere favoverovoli a tutti gli stranieri e solo perchè lo sono?
Ben vengano gli immigrati , ma una volta che sono qua che rispettino la mia cultura , la mia legge, d'altronde se io vado in un altro paese e non rispetto la loro cultura e la loro legge mi arrestano giustamente.
Perchè devo essere condiscendente con lo straniero che pretende un mio aiuto
, ma poi magari rifiuta di lavorare perche la sua cultuta room non lo prevede?! Io lo do volentieri il mio aiuto , troverò una sistemazione ai suoi figli minori a sua moglie , ma a colui che si rifiuta non di trovare lavoro, ma addirittura di cercarlo, bè è giusto che torni a vivere in una rulotte.
Perchè bisogna ad ogni costo rispettare noi una cultura che permette di picchiare le mogli o di riportare le figlie di 12 anni nel loro paese per farle sposare con uomini di 30 anni ...
Bè io rispetto ogni cultura e ogni legge e ogni religione anche se sono ateo, ma non mi sento razzista a condannare quegli stranieri e quegli italiani che della mia cultura , della mia legge (giusta o ingiusta esiste e va rispettata o cambiata con lo strumento legale che abbiamo a disposizione)e della religione altrui se ne fregano e non la rispettano allora dico che è bene che vivano nelle condizioni di inferiori nelle quali si sentono a priori quando arrivano da noi e che in un modo del tutto inconsapevole con il nostro assistenzialismo forzato di sinistra contribuiamo a rafforzare
@ cuoco: non so se ho capito bene ciò che scrivi, ma se sono d'accordo con Wilma mi pare non sia possibile essere d'accordo con te!
1) tu sei condannabile dalla giustizia se non rispetti la legge del Paese in cui ti trovi, non se non ne rispetti la cultura
2) ...e comunque, io rivendico il fatto che, allorquando la legge sia contraria alla dignità delle persone io mi sento chiamato a disobbedire; es.: per legge le forze dell'ordine hanno la possibilità di malmenare impunemente un dimostrante. E' giusto? Che i bimbi stranieri non abbiano la scuola garantita è legge (il famigerato 30% della Gelmini): ma è anche giusto? E' da rispettare? Io dico NO NO NO!
3) la cultura di un paese è la risultante della cultura delle persone che vi abitano; quindi anche i Rom, anche i fasci picchiatori (che qui a Verona magari sono più numerosi dei Rom) stranieri, autoctoni, ecc...
Tutti hanno diritto alla decenza di vita, alla libertà ed alla realizzazione personale dovunque sia: nella mia città non può avere più diritti un indigeno da 7 generazioni di un aborigeno australiano.
Che le persone rom si rifiutino di lavorare come dici tu è la scusa avanzata dai peggiori leghisti della mia città (leggi il link che segnalo nel commento precedente); in realtà, non sono al corrente di persone rom di qui che abbiano "rifiutato il lavoro", quelli a cui è stato effettivamente offerto l'hanno accettato DI CORSA. Invece, quello che manca è proprio il lavoro per tutti, stranieri ed italiani, e case ad un prezzo onesto.
I mariti che picchiano le mogli sono stranieri? Altro luogo comune dei peggiori razzisti! Leggi le indagini sulla violenza casalinga, ti accorgerai che alcune tue opinioni sono condizionate da un'informazione politicamente orientata, lontana dalla realtà.
Ancora... quali sono in questa società le persone che non rispettano la religione altrui? Sono gli stranieri, forse? portamene degli esempi!
Per la mia esperienza, le discriminazioni su base religiosa vengono TUTTE da ambienti cattolici, specialmente fondamentalisti, legati ad ambienti di estrema destra e lega, ma anche dal papa e dall'alto clero cattolico.
"E' bene che vivano nelle condizioni di inferiori nelle quali si sentono a priori quando arrivano da noi": questa è la condizione ideale per la proliferazione della criminalità etnica, degli abusi da parte di italiani furbetti e sfruttatori, e del conflitto sociale. E' proprio questo il tuo obiettivo?
Ti chiedo scusa della verve polemica, ma il mio obiettivo non è attaccarti, bensì farti riflettere sul fatto che molte cose che hai scritto sono opinioni della massa, sulle quali occorre una seria riflessione personale basata sui fatti reali.
Ciao, cometa
Stamattina ho letto il comm del cuoco e volevo rispondere ma poichè le questioni toccate erano tante e delicate ho pensato di rimandare. Torno ora e vedo che Cometa ha risposto in modo chiaro ed esauriente così come io non sarei riuscita a fare ma dicendo le cose che io pensavo. Il concetto di cultura meriterebbe un discorso molto lungo. La cultura di un popolo non è come acqua ferma di uno stagno ma come quella di un fiume, in continuo movimento verso il mare. La cultura non è statica, omogenea, immutabile, ma appare eterogenea anche all'interno dello stesso gruppo di appartenenza (pensa a tutte le controversie nate sulla vita di Eliana, sul testamento biologico, sull'aborto, ecc. in uno stesso paese), cambia in continuazione, si stratifica, subisce contaminazioni. Volenti o nolenti non possiamo trincerandoci dietro la difesa dei confini, costruendo barriere, innalzando muri di egoismo ed intolleranza. Siamo tutti meticci. Lo siamo già. Dai tempi dei romani che nonostante la superiorità del loro esercito furono contaminati (e che fortuna che fu!) dai Greci. La LORO cultura, la NOSTRA cultura. Casa NOSTRA, casa LORO.... sono distinzioni che mi fanno sorridere. Facili e pratiche ma così poco realistiche...
Caro cometa prova ad andare a baciarti per strada in un paese musulmano e rti accorgerai se la loro cultura non ti porta in galera..
Ti assicuro io di persone che hanno rifiutato il lavoro..come ti assicuro di persone che mi dicono che noi italiani siamo vagabondi perchè non facciamo il lavoro che stanno facendo loro, e non capiscono che non lo facciamo a quel prezzo che lo fanno loro , perchè abbiamo fatto anni di lotte sindacali per poter ottenere diritti che poi vengono schiacciati solo perchè delle persone sono disposte a farsi sfruttare e trattare da inferiori...
Tu e miranda avete mai lavorato all'estero ? avete mai lavorato con immigrati?.. Mi dispiace ma posso accettare di essere tacciato per una specie di razzista , ma non certo di qualunquismo.. Di solito parlo soloquando posso dimostrare cio che dico Ciao
Caro Cometa nessuno puo mettersi contro la legge anche se puo ledere la dignità di alcune persone, ma tutti noi possiamo cambiarla abbiamo gli strumenti per farlo...
Purtroppo ad ogni referundum si riesce a raggiungere a malapena il quorum e delle volte non ci si riesce neppure... La criminalità etnica non si combatte certo assistendo gli stranieri in modo incondizionato, ma forse cercando di far capire loroceh nn è sentendosi inferiori agli Italiani che possono integrarsi. Non parlando la loro lingua in presenza di persone che non ti possono capire anche se parlano perfettamente Italiano.
In quanto alle religioni io sono Ateo , ma prtova a cercare una chiesa Cattolica, Protestrante, Buddista, In IRan , Iraq Afganistan, Pakistan etc.....
LA CRIMINALITA' ETNICA????
"Esiste una sola razza:l'umanità" (Gandhi)
@Wilma: scusa, mi sono espresso male. Per "criminalità etnica", io intendevo le varie mafie cinesi o lo sfruttamento delle ragazze albanesi o nigeriane da parte di loro connazionali, che è una cosa tremenda resa possibile dal fatto che queste persone, se non sono garantite dal diritto italiano, diventano facile preda di bande criminali formate da loro connazionali, alle quali si rivolgono per cercare lavoro, casa o aiuto. Il cuoco mi ha solo risposto.
@cuoco: sì, ho lavorato molti anni all'estero. E sto lavorando ora in Italia con immigrati.
Quando parlo dell'Italia non tiro in ballo gli altri Paesi. Se la legislazione degli altri è liberticida, intanto cerco di cambiare la mia: non sono favorevole alla "esportazione della democrazia". Quando parlo delle discriminazioni religiose, parlo del MIO Paese: non posso usare come metro per giudicare o trattare uno straniero ciò che alcuni o molti fanno nel suo Paese, o ciò che la sua legislazione o religione prescrive. Ti faccio un esempio: ti pare giusto che, dal momento che in parte degli USA c'è la pena di morte, noi applicassimo la pena di morte in Italia per gli Statunitensi (o i Cinesi, i Nigeriani, gli Iracheni, ecc. ecc.)?
Se hai lavorato all'estero, allora sai anche tu che razza di fama abbiamo noi italiani all'estero, dove simo emigrati per lavorare. Quando si perde un oggetto, vengono sempre prima a chiedere all'italiano se l'ha rubato. Gli italiani all'estero si riunivano in circoli dove c'era la solidarietà, ma anche erano sfruttati da altri italiani, che nella migliore delle ipotesi si prendevano una somma o una percentuale per trovarti casa o lavoro.
Se dai la colpa della perdita dei diritti sindacali agli immigrati, vuol dire che non capisci la politica di questo governo (ma, diciamolo, un poco anche di quello di prima!) che ruba diritti ai lavoratori, privatizza beni e servizi pubblici, dall'acqua alla sanità e all'istruzione. Sono stati gli immigrati forse a scegliere di rinunciare all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori?
Chiedo scusa a tutt* per la lunghezza. Anche perché mi pare che rispondere sia piuttosto sterile, visto che parliamo lingue diverse, abbiamo sensibilità, culture ed ideali diversi. Anche se siamo tutti italiani.
Ciao, cometa
L'argomento ha suscitato un dibattito aperto, complesso e vivace. Ne sono molto contenta! Vuol dire che se ci poniamo ancora delle domande, se cerchiamo di analizzare la questione da più punti di vista, se ascoltiamo anche le opinioni altrui forse vuol dire che l'intolleranza e la xenofobia che sembrano dilagare oggi nel nostro paese non si sono ancora così radicate...beh speriamo...
Caro cometa non do la colpa della perdita agli immigati dei diritti sindacali dico solo che contribuiscono ad abassare gli stipendi perchè accettano di fare lavori per pochi euro lavori che altriche siano italiani o no hanno rifiutato perche mal pagati... poi magari vengono a dire a me che noi italiani siamo vagabondi perchè certi lavori non l vgliamo fare..
Hai mai visto il razzismo che c'è tra loro?
Hai mai visto rumene parlare male di altre rumene al datore di lavoro? Hai mai visto tradurre male un tuo ordine perchè cosi quella che parla solo rumeno possa sbagliare?
Io purtroppo faccio un lavoro nel quale certe cose mi capitano tutte le sante stagioni con stranieri da diversi da anni oramai..
Sarò sfigato capitano tutti a me , ma purtroppo queste esperienze mi portano a pensare che siano parecchi di loro che non vogliono integrarsi.
Non dico che datori di lavoro non abbiano responsabilità in tutto cio ma il datore di lavoro è uno e loro hanno dei colleghi italiani che sanno consigliarli e se volessero anche proteggerli.
Ma non vogliono le poche volte che ho provato come responsabile a portare le loro lamentele sono stati subito pronti a negare davanti al propretario.. Grazie ho lavorato all'estero , ma non mi sono mai comportato cosi....
Beato te che lavori solo con stranieri integratissimi me ne mandi qualcuno?
nel mezzo, sta la virtù. Un pò razzisti, un pò no.Nessuno è perfetto.
http://www.nonaverpaura.org/
Posta un commento