Anche il Sindaco e la giunta della nostra cittadina hanno sentito l'incomprensibile bisogno di intitolare una via a Bettino Craxi. Così Samantha, indignata, mi ha telefonato: Andiamo anche noi? Sì andiamo!
Conoscevo Samantha da poche settimane quando mi confidò che, un giorno, credo frequentasse ancora le elementari, aveva rubato una deliziosa statuina in un negozietto del paese. Giunta a casa, sua madre, non appena se ne accorse, la obbligò a riportare indietro la statuina, a scusarsi con i negozianti e a promettere di non farlo mai più. Tale fu la vergogna e l'umiliazione che a Samantha passò per sempre ogni desiderio di rubare alcunché. Fino a quel giorno, prima di quella confidenza, Samantha mi era sembrata troppo diversa da me, per carattere, abitudini, gusti. Quella storia, invece, e l'orgoglio con cui me la raccontò, me la fece sentire vicina perché vi riconoscevo qualcosa di familiare, di comune tra noi, un filo sottile che ci legava. Aldilà delle innegabili differenze temperamentali ci univa il fatto significativo di aver ricevuto un'educazione simile: anche i miei non mi avevano mai fatto nessuno sconto nè mi avevano mai giustificato quando sbagliavo. Per loro non esistevano scusanti, vie di mezzo, se e ma. C'era una sola cosa giusta da fare, una sola strada da seguire. Non ti potevi sbagliare. Non dovevi sbagliarti!
Un genitore di oggi avrebbe cercato della attenuanti, avrebbe opposto delle spiegazioni: forse l'ha visto fare ad altri, è ancora troppo piccola, ha agito ingenuamente senza pensare di far male, in fondo è un oggetto di poco valore, magari non l'hanno neanche vista...
Non so se i nostri genitori si davano, nel proprio intimo, queste spiegazioni, sicuramente non lo davano a vedere. Accoglievano le nostre infantili mancanze come ghiotte occasioni per insegnarci qualcosa, per mettere dei paletti chiari e precisi. E lo facevano senza esitazioni nè incertezze. Con severità e fermezza ma senza inutili accanimenti o ricatti affettivi. In questo modo ci hanno dato regole precise, posto limiti stabili, tracciato confini e dunque segnato la strada da seguire. E non era mai la strada più facile, più frequentata, più agevole.
E così, l'idea bislacca del Sindaco e della giunta comunale è suonata per noi come un'offesa personale, un'insulto all'educazione ricevuta, la profanazione dei valori e dei principi che hanno da sempre orientato le nostre scelte, tracciato la nostra strada.
All'epoca dell'Hotel Raffael, personalmente io non ho gioito né festeggiato di fronte all'uomo, un tempo potente, caduto nella polvere; di fronte alla malattia ho chinato il capo, invasa da una comprensibile pietà per la sorte umana; davanti alla morte ho dismesso la rabbia. Rabbia che pure torna, pervicace e meschina, ad affacciarsi in me, allorchè si strumentalizza questa misera vicenda nel tentativo di assolvere tutto e tutti in una sorta di qualunquistica notte nera in cui tutte le vacche paiono nere. Pur comprendendo e rispettando il dolore dei familiari e di chi gli fu amico sincero non posso accettare il tentativo che colgo, sotto spudorate e subdole grida d'affetto e di stima tardiva, di riabilitare, insieme all'uomo, un modo di agire che fu scorretto ed illegale. Sale ed esonda la mia rabbia quando si distorcono i fatti, si giustifica ciò che non è giustificabile, si minimizzano le responsabilità, si confondono indistintamente innocenti e colpevoli, si nega ciò che realmente accade e tutto questo per fini personali ed egoistici. In vista, ho il sospetto, di un immorale tentativo di autoassoluzione, di legittimazione delle frequenti e riprovevoli violazioni delle leggi proprio da parte di chi quelle leggi le pensa, le firma e le impone all'intero Paese.
Il dolore e la morte non cancellano le colpe di scelte sbagliate compiute in vita. Scelte sbagliate per le quali noi tutti ancora oggi paghiamo un prezzo altissimo, che continueremo a pagare anche in vecchiaia poichè lo Stato, indebitato dalle dissipazioni e dalla allegra gestione economica durante i favolosi anni Ottanta, non si può più permettere di garantirci pensioni dignitose come quelle dei nostri genitori. Insegno ogni giorno, con fatica, a mio figlio l'importanza di rispettare le regole, di cercare di fare sempre scelte giuste nel rispetto degli altri, di tenere comportamenti irreprensibili. Mi aspetto da chi mi rappresenta, da chi mi governa, aldilà del colore politico, un comportamento esemplare e rispettoso delle regole. Sempre!
Questo Paese, purtroppo, non manca di eroi, cui dedicare strade e piazze. Persone che davvero pagarono caro, a volte addirittura con la vita la fedeltà al Paese, e alle sue leggi, per fare di questa Italia un posto migliore. Persone che fecero scelte diverse, difficili, pericolose. Perchè, questo voglio che mio figlio impari, scegliere quale strada percorrere è sempre possibile.
E dunque, in nome di mio padre, per il bene di mio figlio, forte si leva il mio sdegno.
5 commenti:
Non riesco Miranda, a provare più sdegno per un singolo politicante.
Ho l'esigenza, il bisogno, l'urgenza di accomunarli TUTTI in un unico, grande grido Fantozziano: Ahhhaaahhhahhhhahhhhhahaahhhh!!!!!!
Non stò meglio, ma quando ce vò...ce vò!!
Non lo sapevi?
Piccchiava la moglie Beveva e picchiava i figli,
Non dava soldi in casa.
Ma con gli amici era buono perciò il giorno che mmori era diventato un brav'uomo in fondo.
Miranda:come ricordi una sola volta ho invitato mia madre in mansarda,in particolare x farle leggere il mio post dedicato alla Zia..
Dopo la mia conversazione con lei su questa vicenda,penso proprio sia giunto il momento di invitarla di nuovo e farle leggere il tuo post..
Chissà.. (..che metta giudizio!)
Samantha, Tua madre in mansarda? oddio...NO! che paura!!! Allora il post lo devo riscrivere da capo...
No,no va benissimo cosììì!!!! ; )
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