Vorrei scrivere un post. Eppure fatico a trovare qualche idea su cui scrivere. Guardo indietro, ai post della scorsa estate, e scopro che quello che avrei da dire l'ho già scritto. Userei le stesse parole, le stesse frasi, gli stessi argomenti per gli stessi soggetti. La rabbia è ancora lì, immutata. Forse un po' indurita, scolorita, incattivita. Stesso lo sdegno, il senso d'impotenza, la repulsione. Identica la frustrazione. Magari un po' accresciuta. Finirei per ripetere le stesse argomentazioni, riproponendo le solite critiche, insistendo sugli stessi giudizi. Impiegherei persino le stesse parole. Mi cala allora addosso una indicibile stanchezza. Per tutte le parole spese, per i discorsi fatti, per le aspettative deluse. Per la rabbia espressa e per quella repressa. Colgo d'improvviso la vacuità delle parole. Delle discussioni. Delle spiegazioni. Come se ripetere le solite parole le privasse in qualche modo di pertinenza, di efficacia, di verità. Di senso persino. Le parole non mi bastano più. Non mi recano più alcun sollievo. Mi stancano, mi confondono. Mi fanno perdere tempo. Ci fanno perdere tempo. Non è più il momento delle parole. Delle critiche. Delle interpretazioni. Servono idee, buona volontà e un progetto di futuro. Fattibile. Concreto. Equo. Servono uomini e donne che si rimbocchino le maniche. Non si può più aspettare.
FRANCESCO MUSANTE
La materia dei libri è costituita dalle sottigliezze della vita.
lunedì 19 luglio 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
8 commenti:
Lo stesso, identico sentimento che mi pervade, ahimè.
Ahi le Parole!
Delizia e croce di noi poveri mortali...
Ad avercele però sempre, ne riempirei camion e vagoni tra i due poli, e ne getterei i semi là dove c'è stanchezza e senso di inutilità.
Ma perdinci, sono a terra pure io!!
Dai allora, facciamo finta che ogni parola sia un condimento nuovo per una pietanza: Forse troppi ne confonderebbero il sapore, ma... troppo pochi ne impoverirebbero il gusto!
Uomini e donne di buona volontà poi, sono gia in mezzo a noi, e TU, sei una di loro!
In gamba Miranda, hasta siempre!!
Il bIsogno di toccare con qualcosa di concreto, di assistere a un cambiamento, magari a un miracolo... A volte sono sopraffatto da questa stagnazione che ho l'impressione colpisca più noi italiani del resto del mondo. Ed allora sogno il cambiamento, un ritmo nuovo, un'idea vincente per uscire dalla palude... È umano, giusto, inevitabile, eppure le parole sanno essere il braccio delle idee, e se scritte o pronunciate da persone speciali non sono mai tempo buttato via. Pensa a cosa sarebbe stato il mondo senza le parole di Gandhi... Un abbraccio
Caro Pol, quello che dici è proprio quello che intendevo. Rispetto alla vacuità delle parole non mi riferivo alle parole in generale. Parlavo delle "solite parole", delle solite lamentele, tiritere, argomentazioni. Che sono pure giuste e lecite. Ma che mi hanno stancato, sfinito. Ho bisogno ancora di parole. Ma di parole nuove che esprimano progetti, sormontati da idee propositive e coraggiose, che descrivano un'idea di futuro diversa,convincente,innovatrice, magari anche un po' audace.
un abbraccio
Grazie Gianni. Grazie Serena.
Ne usciremo...oh, sì che ne usciremo...
l'hai già detto? l'hai già scritto? e allora ridillo, riscrivilo, ripetita iuvant. oppure posta il link di quello che hai già scritto. rileggere iuvat. ciao da
Ehi! Cos'è questo attacco di depressione? Anche se ripeti le stesse cose per mille anni questo mondo ha bisogno di te, di me, di quelli come noi, innamorati perennemente delusi dalla vita e dal consorzio umano, ma sempre pronte e riprendere la strada.
Un bacio grande grande.
Grazie Pimpa per l'incoraggiamento...mi son stufata di dirle certe cose ma mica smetto di pensarle...
Luz so che tu puoi capire bene questa mia stanchezza e per questo apprezzo ancor di più il tuo invito, ma non preoccuparti mica mollo sai...
Posta un commento