Sono stata invitata, in qualità di relatore, a tenere un incontro pubblico di formazione su un aspetto del mio lavoro in cui mi impegno, con passione e cura, quotidianamente. Non mi soffermerò su ciò che mi crea maggiore stupore: la stranezza di avere un pubblico che è interessato ad ascoltare ciò che dico.
"E' il risultato della mia tenacia o, semplicemente, del vuoto di pensiero che investe la riflessione sul sociale?" continuo a domandarmi..."E se fossero solo gli anni che passano? Il segnale che ormai son grande e veterana dei servizi?"
Tralascio, ripeto, queste considerazioni poco interessanti.
Mi soffermerò, invece, sul luogo dell'incontro: una scuola privata arroccata sulla parte più alta della città, annessa ad un santuario e ad un convento, teatro di un panorama da restare senza fiato. Lo sguardo è attratto, in prima istanza, dalla vegetazione che, in questo momento dell'anno, è multicolore, spettacolare. Più in basso l'occhio raggiunge il gruppo abitato del centro città, con monumenti, palazzi e case una a ridosso all'altra, con stradine piastronate e fontane sparse. In lontananza il mare. Persino eccessivo. In un quadro penseresti ad un'esagerazione romantica dell'artista. Mille toni sopra le righe le emozioni che quei luoghi mi hanno rimandato. Li ho ritrovati intatti nella memoria. Ho risentito le voci, i suoni, le risate. Il silenzio e il profumo di incenso.Una religiosità evangelica mista al segreto e alla penombra di una sacralità rituale e intransigente. La mia scuola delle elementari. Non c'ero più tornata. Sono passati quasi trent'anni e lei si è fermata lì, ad aspettarmi. Immutata. Persino un pò più bella di allora. Come un quadro di Monet. Come la creazione di un artigiano. Come il ricordo di un amore. Ho rivisto il portone antico, sul retro della scuola, dischiuso come nelle occasioni importanti. Era l'ingresso destinato ad accogliere genitori ed alunni il giorno della consegna delle pagelle. La memoria mi ha regalato quei momenti, nascosti dentro una vita affannata nel presente, protesa verso il futuro, di corsa, sempre. Di colpo son tornata a quei giorni. Con mia madre, mio padre e mia sorella, vestiti a festa. Ho risentito i piedi stretti dentro i sandali nuovi, il vestito che pizzicava per il caldo primaverile e il profumo della crema di mia madre. Era lì, intatto, l'imbarazzo di mio padre; le sue mani troppo grandi che stringevano le pagelle. E i sorrisi di soddisfazione. Gli sguardi che lui e mia madre si ricambiavano:"Abbiamo fatto la scelta giusta. Quanti sacrifici per far frequentare loro la scuola privata, ma ne vale la pena, ne varrà la pena...". Erano dialoghi muti. Era il loro sodalizio. E le nostre voci infantili, in quelle stanze enormi, rimandavano echi all'infinito: una promessa per il futuro.
6 commenti:
Che belli i ricordi dell'infanzia, le memorie rievocate da piccoli particolari..
Io spero che anche i kmiei figli possano ricordare la loro infanzia come un periodo felice.. altrimenti mi sto facendo torturare e schiavizzare per niente...
Secondo me la seconda. Cioè sei/siamo vecchie! Sto scherzando, ma certamente a vent'anni non ti avrebbero chiamata. Hai lavorato tanto sulla questione, non hai dato nulla per scontato, hai approfondito, chiesto e dato chiarimenti, sollevato dubbi e cercato di risolverli, ti sei fatta mille domande e ne hai cercato, con paziente lungimiranza, le risposte, hai respirato e fatto propri le pene, le ansie, gli amarrimenti di chi era coinvolto. E sempre con passione, voglia di capire e di essere di sostegno, cercando di fare la cosa giusta.
E' arrivato il momento di raccogliere i frutti di tutto questo lavoro, di tirare le somme, di condividere con gli altri la tua esperienza e la tua conoscenza dell'argomento. E non mi sembra una brutta cosa...
Anche a noi, grazie ai tuoi ricordi condivisi, è sembrato di risentire quelle voci, quelle risate, anche se non c'eravamo...magia delle parole...
C'è una bellezza anche nella stagione del raccolto.
Ed è quella che si può respirare leggendoti.
Grazie.
Non mi ricordo chi, ma uno disse che se si torna indietro con la memoria di piu di 20 e ci si ricorda cosa successe allora siamo invecchiati...
Ma forse no sei invecchiata ma solo cresciuta, sia professinalmente che come donna.
Sicuramente quel paesaggio e quella scuola ti hanno aiutato nella crescita e ti hanno avviato nella strada giusta per te.
Ma nel tuo crescere dovrai sempre essere orgogliosa di quell'uomo che da operaio teneva in mano la tua pagella fiero di una figlia che gia vedeva in carriera e che sicuramente considerava la piu forte e la piu determita e sembrava cercare negli occhi della moglie la conferma dei suoi pensier, e lei prontamente glie la dava quella conferma e lui commosso non riusciva a dire quanto era fiero.Ora Lui ti guarda e sono sicuro che sentirai cadere qualche goccia , ma non è pioggia ma sono lacrime di orgoglio perchè lui è sicuramente li dire a dire agli Angeli . ho lavorrato una vIta per farla studiare ma lei non mi ha mai deluso...
Complimenti per la tua carriera.... Ciao aspetto qnche qualche tuo commento nel mio blog.
Luca...lo spero tanto anch'io! :-)
Buona schiavitù!
Miranda, Amatamari, Cuoco, grazie tante per le splendide parole...
Sento i limiti del virtuale:qui ci vorrebbe un abbraccio!
leggere l'intero blog, pretty good
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