Con un voto quasi unanime, il Senato francese ha approvato in via definitiva il divieto di indossare burqa e niqab nei "luoghi aperti al pubblico", come negozi, parchi, autobus, o "destinati a un servizio pubblico", come scuole e ospedali sul suolo francese. In caso di violazione è prevista un'ammenda di 150 euro per la donna che indossa il velo integrale e una “punizione” più significativa per l’uomo che costringe la donna a indossarlo: fino a 30mila euro e un anno di prigione.
La decisione del Parlamento francese mi ha provocato una immediata e spontanea reazione di sdegno, come per una libertà violata, per la violenza di un'imposizione che, con il pretesto della sicurezza, ha il retrogusto amaro dell'intolleranza e della xenofobia. Eppure, ho provato un brivido simile, come di fronte ad un'umanità negata, quando, cercando di capire, ho trovato immagini di donne integralmente coperte. Che dire, dunque? Non trovo risposte, non ho certezze, solo una profonda, controversa perplessità. Infatti, ci troviamo davanti a due principi parimenti legittimi, entrambi da tutelare. Da un lato la libertà di scelta e di espressione dell'individuo e la responsabilità di una società di far di tutto per favorire l'integrazione attraverso l'accettazione dell'altro, della sua cultura, della sua religione; dall'altro la salvaguardia dei diritti umani, della dignità della persona, dell'inviolabilità del corpo della donna.
Un argomento come questo meriterebbe una lunga e profonda discussione nel Paese, scevra da luoghi comuni e da pregiudizi, volta a comprendere, a conciliare, a cercare un terreno d'incontro. Difficile! Io però azzardo una proposta: perchè, non imporre per legge a TUTTI! di indossare il burqa per una settimana? Tutti! Uomini e donne. Giovani e vecchi. Col burqa, solo gli occhi scoperti. Per l'idraulico sdraiato sotto l'acquaio da riparare, per il vigile in mezzo alla strada, per l'infermiera che aiuta i pazienti, per il maestro di canto, la bidella che spazza il cortile, l'autista del pullman. Per la madre che porta il figlio al mare, per il contadino che ara la terra, per la casalinga che pota le sue rose, per il ragazzo che corre in moto. Il burqa! Quando usciamo a prendere un caffè, a fare un giro in bici, la spesa settimanale, una corsa in spiaggia. Il burqa per capire. Quante di queste cose non potremmo o riusciremmo a fare? Quante esperienze ci verrebbero negate? Quante volte malediremmo il cielo?
Proviamo e poi decidiamo.
3 commenti:
cavoli, mi hai rubato le parole di bocca. Non tanto sulla prova, sono sicuro che con quel coso addosso io non ci vivrei, quanto per la duplice indignazione: l'arroganza xenofoba di chi usa la legge come pretesto, la vergognosa violenza nei confronti delle donne costrette a indossare il burqa. Eppure sono perfettamente d'accordo, Miranda: sarebbe bello, così tanto per cambiare, che per una volta ci si mettesse a discutere seriamente di diritti. Ne siamo ancora capaci? A volte mi sembra di no...
Dici bene, troppo importante l'argomento per definirlo in poche battute... ma tant'è..
Credo anch'io che la legge francese sul burqa, sia mossa da interessi politici.
Penso anche però, (per mia diretta esperienza di emigrante) che se non ci si lascia "contaminare" dalla Terra ospitante, anche vivendola una vita intera, si resterà stranieri, sempre.
Ma c'è troppo prevenzione e poco buon senso, da ogni lato del burqa, che lo si guardi dall'esterno oppure dal di dentro.
Penso infine, che sia soprattutto "Il significato" che gli si attribuisce, pro-contro, a negare una reciproca comprensione... ed è un vero peccato.
Ciao Miranda sensibile.
Fatico molto anch'io a prendere una posizione in materia. L'unica questione su cui ho le idee chiare è che non tollero le imposizioni.
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